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Home » Ambiente

Cambiamento climatico e diritti delle giovani generazioni, l’appello dei volontari Unicef: “Noi ragazzi vogliamo essere coinvolti”

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La conferenza organizzata dalla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza e UNICEF Italia

Mentre negazionismo e relativismo climatico rialzano la testa, è bene aver presente che vivere in “un ambiente pulito, sano e sostenibile”, con “aria pulita, un clima sicuro e stabile, ecosistemi e biodiversità sani, acqua sicura e sufficiente, cibo sano” è un diritto, a maggior ragione per i più giovani che (ancora) non possono decidere le politiche per il futuro. Ci hanno pensato la Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, presieduta dall’on. Michela Vittoria Brambilla (Nm), e l’UNICEF Italia, organizzando oggi, 27 maggio, a Roma in occasione del 34esimo anniversario della ratifica della Convenzione di New York sui diritti delle persone di minore età, la conferenza “Il cambiamento climatico e i diritti delle giovani generazioni”, per mostrare  alla platea, prevalentemente di ragazze e ragazzi, che Italia ci (e soprattutto “li”) aspetta tra qualche decennio e come potranno far valere le proprie ragioni.

In un messaggio inviato ai partecipanti il presidente della Camera Lorenzo Fontana ricorda che è “inaccettabile che siano i soggetti più indifesi a dover sopportare il peso maggiore di questa situazione. Impedirlo è dunque una questione di giustizia intergenerazionale che si traduce nel dovere morale, prima ancora che giuridico, di conservare e proteggere l’ecosistema”. E’ un fatto ormai assodato che con i livelli di emissioni impliciti nelle attuali politiche sarà impossibile limitare il riscaldamento globale a 1,5°C senza alcun superamento, o con un superamento limitato, e aumentare notevolmente la chance di contenere il riscaldamento entro il limite di 2°C, come prevedeva l’accordo di Parigi (2015). Una minaccia concreta soprattutto per i più giovani.

Il discorso

Al dibattito è intervenuto un giovane volontario Younicef, che ha detto: “Sono qui come volontario dello Younicef, ma anche come portavoce di una generazione che guarda al futuro con incertezza, preoccupazione e speranza. A 34 anni dalla ratifica della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, ci troviamo a porci un quesito cruciale: che valore hanno questi diritti in un mondo minacciato dalla crisi climatica?

Innanzitutto, in un tale contesto è necessario rimarcare il valore dei diritti riguardanti bambine/i di tutto il mondo soprattutto in relazione ai cambiamenti climatici. Potersi permettere una dimora in cui risiedere, avere la propria famiglia accanto, crescere nella propria terra natale o, banalmente, ricevere una razione di cibo sufficiente per sfamare un corpo gracile sono diritti che ad oggi non sono del tutto assicurati. Tra le molteplici cause che li minacciano c’è il cambiamento climatico: è infatti evidente come l’aumento della temperatura e il dannoso comportamento umano verso l’ambiente abbiano condotto a disastri ambientali tali da privare bambine e bambini delle proprie terre e famiglie. Purtroppo, numerosi Paesi antepongono guerre e devastazioni al benessere delle nuove generazioni. Mentre per molti di noi le pratiche quotidiane risultano scontate, i diritti di gran parte dei minori nel mondo non sono riconosciuti come tali, bensì percepiti come benefici da guadagnare. Per questo ritengo che i primi a far sentire la propria voce e a presentare le proprie istanze debbano essere i giovani, attraverso attività di advocacy, cittadinanza attiva e volontariato.

Sono qui per portarvi la mia testimonianza sul percorso intrapreso con lo Younicef. Tutto è iniziato quando ho deciso di dare ascolto alla mia voce, spesso ignorata. Attualmente sono membro dello YAB, lo Youth Advisory Board: un gruppo di ragazze e ragazzi tra i quattordici e i ventuno anni provenienti da tutta Italia. Con riferimento al PANGI (Piano di Azione Nazionale per la Garanzia Infanzia), il nostro obiettivo è quello di elaborare attività per la Child Guarantee sul territorio italiano.

Raccogliamo le voci di ragazze e ragazzi e ci poniamo come mediatori con le istituzioni. Il concetto di diritto è un processo lungo ed evolutivo: per questo non si possono pretendere miglioramenti in un arco cronologico circoscritto. Tuttavia, lo sforzo e la dedizione sono i primi e migliori passi verso il cambiamento. Il cambiamento che a noi interessa attiene alla promozione delle pari opportunità e all’accesso ai servizi per i minori a rischio povertà ed esclusione sociale. In occasione delle elezioni politiche del 2022 infatti, l’Unicef ha proposto ai partiti alcuni punti focali in materia di Child Guarantee, meglio noti come “Agenda 2022-2027”. Tra questi: cambiamento climatico e salute mentale. È infatti provato come le limitate capacità di gestire lo stress aggravino la reazione a eventi traumatici come quelli ambientali. Da un anno, come YAB, sviluppiamo progetti di ricerca sulla salute mentale che abbiamo anche trattato nel dialogo del 6° incontro in presenza dello YAB, tenutosi lo scorso marzo a Bologna.

Proprio perché i diritti non devono rimanere parole vuote, è fondamentale che trovino applicazione concreta nelle leggi e nelle politiche pubbliche. Nella novantatreesima sessione del Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia del 2023 è stato adottato il Commento Generale n. 26, linea guida per assistere gli Stati nell’adempimento degli obblighi riguardanti i diritti dei minori in materia di cambiamento climatico e non solo. Se il cambiamento proviene dalle giovani generazioni, allora che esse siano coinvolte. La campagna di sensibilizzazione è certamente un mezzo efficace per diffondere consapevolezza. Tuttavia, per attuare un vero cambiamento bisogna mettere le giovani generazioni nelle condizioni di poter agire. Questo è l’obiettivo del Commento n. 26, del quale è stata realizzata anche una versione Child Friendly: una versione ridotta e linguisticamente semplificata. La sua efficacia sta nel saper raggiungere i giovani in modo comprensibile: così non sono loro a dover soffocare le proprie voci bensì le istituzioni a porsi alla loro portata.

Infine, che questo coinvolgimento sia da esempio per le istituzioni, affinché il concetto di diritto, di cittadinanza e di attualità siano tradotti e veicolati in modo tale che i minori possano recepirli: come stimoli, non come obblighi”.

Gli interventi

“Alla commissione infanzia – ricorda l’on. Brambilla – è affidato, tra gli altri, il compito di farsi interprete, in Parlamento, delle istanze di milioni di cittadini troppo spesso trascurati semplicemente perché ancora non possono votare. Questa diseguaglianza ha ragioni proprie, in una logica di sistema, e nondimeno contiene una domanda di giustizia, che nella questione climatica si manifesta in tutta la sua evidenza”. La domanda trova una prima risposta nella Convenzione di New York che sancisce, come ha chiarito nel 2023 il commento generale n. 26, anche il diritto delle persone di minore età ad un ambiente pulito, sano e sostenibile,

“Il cambiamento climatico – sottolinea Nicola Graziano, neoeletto Presidente del comitato UNICEF – è una crisi dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: sono oltre un miliardo i minorenni attualmente a rischio a causa degli effetti più nocivi di questo fenomeno”. Non si tratta solo di salute e sicurezza, ma anche di opportunità: nel 2024 almeno 242 milioni di studenti in 85 paesi del mondo (compresa l’Italia) hanno subito interruzioni dell’istruzione a causa di eventi climatici estremi. Il commento n.27, in preparazione, chiarirà quali azioni dovranno compiere gli Stati per assicurare ai più giovani, in caso di violazioni, il diritto di rivolgersi alla giustizia.

“Le cause climatiche – osserva Carlo Curti Gialdino, professore diritto diplomatico- consolare internazionale ed europeo dell’Università La Sapienza di Roma – sono oggi circa 3800 nel mondo di cui 2300 negli Stati Uniti e solo 7 in Italia. Il problema principale è quello della legittimazione ad agire”.

Non è un problema di Paesi lontani, ma di tutto il pianeta e dell’Italia in modo particolare. “Il bacino del Mediterraneo – spiega Gianmaria Sannino, dell’ENEA – manifesta una spiccata vulnerabilità ai cambiamenti climatici”. In assenza di politiche incisive, le trasformazioni avranno “ripercussioni profonde e diffuse” sugli ecosistemi naturali e sulle attività socioeconomiche di tutta l’area. “Oggi – aggiunge il fisico del CNR Antonello Pasini – non possiamo più considerarci padroni del mondo e giustificati ad agire come vogliamo, “in piena libertà”, su una natura considerata inerte e plasmabile a piacere”, caratterizzata invece da “una precisa dinamica che risponde alle nostre azioni, con effetti spesso deleteri per tutti noi”.

Non vi sono altre vie che la mitigazione e l’adattamento. La cooperazione globale – avverte il professor Francesco Corvaro, inviato del governo italiano per il clima – ha limiti strutturali “nell’intreccio di interessi geopolitici, responsabilità storiche, vincoli economici e nella mancanza di strumenti giuridici vincolanti” per tutti. Occorrono “nuovi strumenti, più democratici e giusti, per affrontare un’emergenza che non può più attendere”, le istanze dei giovani saranno “motore di cambiamento”. Nel frattempo occorre adeguarsi ai mutamenti ormai inevitabili, che, afferma Francesca Giordano di ISPRA, “stanno già deteriorando gli ecosistemi e i servizi che forniscono”. Il PNACC (Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici), approvato l’anno scorso, mira “limitare gli effetti” del riscaldamento con “efficaci strategie”. Che, va detto, devono essere finanziate. Senza interventi si rischiano, al 2050, danni fino al 2,5 per cento del Pil italiano.

“Niente su di noi senza di noi”, è il principio-guida evocato da Elisa Cremona, di Younicef, valido sempre ma a maggior ragione “per una questione cruciale” come il cambiamento climatico. “Cura, coraggio e responsabilità sono ciò di cui abbiamo bisogno e che chiediamo ai politici”.

Valerio Carfagna, altro giovane relatore Younicef, invece, ci invita a guardare al futuro nel solco della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia.

In conclusione, è intervenuta la Vicepresidente della Commissione Ambiente alla Camera dei Deputati e membro della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza Patty L’Abbate.

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