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Home » Ambiente

Allarme estinzioni, Wwf: “Il pianeta rischia di andare in rosso”. L’uomo è responsabile

Immagine di copertina
Credit: Richard Barrett - Wwf - Uk

Siamo nel pieno della sesta estinzione di massa”. Nel report del Wwf “Estinzioni: non mandiamo il pianeta in rosso” i dati parlano chiaro. C’è un tasso di cancellazione di specie animali e vegetali mille volte superiore rispetto a quello naturale. Non esistono più a causa dell’uomo, ad esempio, il rinoceronte bianco settentrionale, dichiarato estinto nel 2018 con l’ultimo esemplare in cattività, o la tigra di Giava, scomparsa nel 1979.
Tra il 1970 e il 2016 il 68% della popolazione monitorata tra mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci, ha subito un forte declino. A causare la perdita di biodiversità è stato ed è soprattutto il cambiamento dell’uso dei suoli e, quindi, la trasformazione degli habitat primari: come le foreste diventate terreni per la produzione agricola. La mano dell’uomo ha intaccato anche praterie e zone umide: più dell’85% di queste ultime superfici non esiste più. La responsabile, poi, della perdita della biodiversità negli Oceani è la pesca eccessiva. A questo si stanno aggiungendo i cambiamenti climatici che provocano fenomeni come gli incendi. Ovviamente a pagarne le conseguenze nelle foreste e nelle savane, dove si sviluppano con più velocità, sono gli animali più lenti. Il cambiamento climatico colpisce quasi la metà dei mammiferi terrestri a rischio estinzione – esclusi i pipistrelli – e circa il 23% degli uccelli a rischio potrebbe esserne stato una vittima perché influenzato negativamente da questo.

Nell’ultimo decennio almeno 160 specie sono scomparse, seppure sia un numero sottostimato. Ad accertarlo è l’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (Iucn). Tra i simboli di questa grande estinzione e del “conto in rosso” del pianeta c’è sicuramente l’orso polare. In soli 35 anni si rischia di perdere fino al 30% di questa popolazione. L’habitat, infatti, è molto compresso e risulta sempre più difficile per questo animale procacciarsi il cibo.
Un altro simbolo è il koala, uno degli animali lenti che difficilmente può scappare dagli incendi che scoppiano nel suo habitat.
A scomparire sono anche gli impollinatori e quindi farfalle, api, bombi e altri insetti vittime dei veleni usati in agricoltura. Secondo la Iucn, più del 40% di loro rischia di scomparire. Ma “estinzione genera estinzione“: infatti, circa il 90% delle piante selvatiche che fioriscono e oltre il 75% delle principali colture agrarie esistenti ha bisogno dell’impollinazione di questi animali per riprodursi.
A causa delle azioni dirette ed estreme degli uomini stanno scomparendo anche le tigri, purtroppo vittime di bracconaggio. Rimangono circa 3900 esemplari sparsi nelle foreste sempre più frammentate che vanno dall’India alla Cina sudorientale e dall’estremo oriente russo al Sud – Est asiatico.
Al commercio illegale di questi animali, come minaccia all’esistenza delle tigri, si aggiungono anche la perdita degli habitat e la difficoltà nel trovare prede naturali. Dagli anni Novanta, poi, sono aumentate le uccisioni per vendetta per proteggere il bestiame. Nell’ultimo secolo la presenza di tigri a livello mondiale si è ridotta del 96%: da circa centomila esemplari a 3900.
Nel 2021 sono stati inclusi nella lista della Iucn di categorie a rischio più elevato anche l’elefante di savana e l’elefante di foresta.

Il Wwf Italia proprio per questo motivo lancia la campagna “A Natale mettici il cuore” che invita a passare all’azione adottando una delle specie simbolo a rischio estinzione, perché non bastano i like o i cuori a salvare e a proteggere questi animali. Con l’adozione simbolica si potranno sostenere i progetti di conservazione Wwf a tutela della natura.

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