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Niente Tour de France per Froome e Thomas, sacrificati sull’altare della rivoluzione Ineos

Credit: ANSA
Di Simone Gambino
Pubblicato il 19 Ago. 2020 alle 14:12 Aggiornato il 19 Ago. 2020 alle 16:37

Niente Tour de France per Froome e Thomas

Quanto sia crudele come sport il ciclismo ce l’ha mostrato sabato scorso il Giro di Lombardia con il golden boy fiammingo Remco Evenepoel, grande favorito della vigilia, che, oltre alla corsa, ha rischiato di perdere anche la vita. Oggi, invece, arriva una notizia che ci ricorda che non esiste carità neanche per chi ha dominato la corsa più importante del mondo, segnando un’epoca.

La Ineos – Grenadier, l’erede della inossidabile corazzata Sky, ha annunciato la sua formazione per l’imminente Tour de France che partirà da Nizza sabato 29 agosto 2020. Nei piani originari dello squadrone di Sir David Brailsford, tre dei quattro vincitori di GT in organico, Christopher Froome, Geraint Thomas ed il campione uscente, il colombiano Egan Bernal, avrebbero dovuto correre la Grande Boucle con l’ecuadoregno Richard Carapaz capitano unico al Giro d’Italia, a difendere la tanto sorprendente quanto meritata maglia rosa conquistata nel maggio 2019. Le indicazioni, a dir vero sconfortanti, emerse dal recente Giro del Delfinato hanno indotto i vertici Ineos ad un radicale ripensamento in corsa.

La Ineos – Grenadier affronterà il Tour con una formazione in salsa latino-americana. Egan Bernal respingerà gli attacchi dei suoi avversari sostenuto da Richard Carapaz e dai supergregari Andrey Amador, Jonathan Castroviejo, Nico Kwiatkoski, Luke Rowe, Pavel Syvakov e Dylan van Baarle.

Non è chiaro se a Carapaz sarà poi concesso difendere la maglia rosa, correndo il Giro. Di certo, anche se ciò avvenisse, dovrà convivere con l’ingombrante presenza di Geraint Thomas. Per il gallese, vincitore del Tour 2018, questo rimescolamento delle carte potrebbe rivelarsi una manna dal cielo, considerando il percorso italiano, sulla carta a lui molto piu adatto di quello del Tour.

Chi esce mortificato dall’intera manovra è il kenyano bianco. Quattro maglie gialle, due roje ed una rosa non sono bastate ad evitare a Chris Froome l’umiliazione della esclusione dalla corsa a cui deve tutto, quella di cui insegue il quinto successo che lo porrebbe alla pari dei quattro moschettieri: Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Bernard Hinault e Miguel Indurain. In uscita dalla Ineos a fine stagione, a Froome sarà dato come passo d’addio dalla squadra, di cui è stato per un decennio l’icona, la Vuelta Espana, a mo’ di caritatevole contentino. Le resurrezioni nel ciclismo raramente hanno luogo. Il fatto che Froome abbia scelto di chiudere in Terra Santa la sua carriera dimostra che, probabilmente, lui stesso è consapevole di aver bisogno di un miracolo per sfrecciare di nuovo in maglia gialla sui Campi Elisi.

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