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Giro d’Italia 2019, sesta tappa: la prima volta di un romano in maglia rosa (non è uno scherzo)

Valerio Conti. Credit: LUK BENIES / AFP

Il commento di TPI Giro d’Italia 2019 sesta tappa 

Di Simone Gambino
Pubblicato il 16 Mag. 2019 alle 19:40 Aggiornato il 16 Mag. 2019 alle 19:41

GIRO D’ITALIA 2019 SESTA TAPPA –Torna il sole al Giro, seppur in forma ridotta, e l’Italia fa tris: tappa, maglia rosa e maglia bianca al termine di una frazione di cui neppure Edmondo De Amicis avrebbe saputo scrivere la trama.

A tre anni di distanza dal trionfo di Vincenzo Nibali a Torino nel 2016, un italiano, anzi un romano, veste la maglia rosa: Valerio Conti, 26enne poulein di Beppe Saronni, proveniente da quella Mastromarco che plasmò anche Vincenzi Nibali. E’ la prima volta che un capitolino veste il simbolo del primato in 102 edizioni della corsa rosa.

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Era scontata la partenza di una fuga nella lunghissima tappa che portava la carovana  da Cassino a San Giovanni Rotondo attraverso 238km ondulati e nervosi con un GPM di seconda categoria a 22km dall’arrivo.

Dopo vari tentativi non andati a buon fine, dopo 60 km si forma un gruppo di 13 qualitativamente non disprezzabile formato da José Rojas, Andrey Amador (Movistar), Nans Peters (Ag2r La Mondiale), Pieter Serry (Deceuninck-QuickStep), Ruben Plaza (Israel Cycling Academy), Nicola Bagioli (Nippo-Fantini-Faizanè), Valerio Conti (UAE Team Emirates), FaustoMasnada (Androni-Sidermec), Giovanni Carboni (Bardiani-CSF), Valentin Madouas (Groupama-FDJ), Sam Oomen (Team Sunweb), Amaro Antunes (CCC Team).

Il gruppo, e soprattutto la maglia rosa Primoz Roglic, non sembra prendere la fuga troppo sul serio. Evidentemente al Babyface sloveno non interessa eguagliare le imprese di Costante Girardengo (1919), Alfredo Binda (1927), Eddy Merckx (1973) e Gianni Bugno (1990), i soli ad aver vestito il simbolo del comando dall’inizio alla fine. Il vantaggio dei fuggitivi raggiunge i 7 minuti per poi scendere a 4’30”. A 50km dall’arrivo, la Jumbo – Visma, la squadra di Roglic, d’improvviso rallenta ed il distacco torna a crescere.

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I tredici fuggitivi procedono d’amore e d’accordo fino ai meno 30 dall’arrivo quando imboccano la salita di Coppa Casarinelle che porta a quota 670 metri. Fausto Masnada, a questo punto, rompe gli indugi e parte. A resistergli è solo Valerio Conti mentre il resto del gruppo di testa si sfalda in più parti. Il bergamasco di Gianni Savio è incontenibile ed è solo il miraggio della maglia rosa che diventa sempre più realtà che permette al romano di restargli incollato.

Particolare non irrilevante perché una volta scollinato Conti si riprende e comincia a dare il cambio con regolarità a Masnada. In questo modo, il duo di testa riesce a conservare mezzo minuto di vantaggio sul trio che si è formato alle loro spalle composto dal sorprendente Giovanni Carboni e dagli spagnoli Ruben Plaza e Jose Royas.

L’arrivo è nel segno del codice non scritto del ciclismo, un’autentica appendice del libro Cuore. Conti lascia la vittoria a Masnada, che probabilmente avrebbe vinto comunque, e va a conquistare la prima maglia rosa della sua verde carriera. Carboni arriva quinto a 43” e va a prendersi la maglia bianca dei giovani. Il gruppo dei migliori arriva a 7’19”.

La classifica generale è riscritta, sicuramente fino alla crono di domenica a San Marino e probabilmente fino alle Alpi. Il dubbio è che questa fuga potrebbe avere un peso sul risultato finale di questo Giro, posto che, causa maltempo, non è detto che vengano affrontate tutte le asperità previste.

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