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Sanremo 2020: l’inno all’amore di Roberto Benigni che legge il Cantico dei cantici

Roberto Benigni sul palco dell'Ariston. Credit: EPA/ETTORE FERRARI

Il superospite della terza serata della kermesse musicale ha incantato la platea con un inno al desiderio

Di Niccolò Di Francesco
Pubblicato il 7 Feb. 2020 alle 07:58 Aggiornato il 7 Feb. 2020 alle 08:08

Sanremo 2020: Roberto Benigni legge il Cantico dei cantici

Ospite della terza serata di Sanremo 2020, Roberto Benigni ha incantato la platea leggendo il Cantico dei cantici, presentata dallo stesso attore come “la canzone più bella che sia mai stata scritta nella storia dell’umanità”.

Arrivato al teatro Ariston accompagnato da una banda, l’attore, premio Oscar per il film La vita è bella, è stato uno dei protagonisti della terza serata del Festival di Sanremo, quella dedicata ai duetti, in onda nella serata di giovedì 6 febbraio.

Dopo uno scambio di battute con Amadeus, Benigni ha ironizzato sulla politica italiana e in particolare su alcune vicende riguardanti Matteo Salvini, tra cui quello della famosa citofonata al Pilastro di Bologna.

“Ti hanno dato pieni poteri” ha scherzato Benigni rivolgendosi ad Amadeus.

Poi, l’affondo sull’episodio della citofonata: “So che il sistema quest’anno è diverso, si può votare per telefono, anche per citofono. Uno arriva qui in via Matteotti, citofona e dice ‘Ci hanno detto che qui c’è gente che canta…’, e così puoi votare”.

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Dopo aver ricordato alcune delle vecchie edizioni alle quali ha partecipato, Benigni ha espresso il suo desiderio di “cantare una canzone”.

“Mi son detto: non posso andare a Sanremo e presentare una canzone qualunque, vorrei presentare la più bella perché tutti, qui, ne fanno di bellissime. E qual è il regalo più bello che posso fare al pubblico di Sanremo? Una canzone mai fatta: la canzone più bella del mondo”.

La canzone più bella del mondo, secondo Benigni, è contenuta nella Bibbia ed è il Cantico dei cantici.

“È una canzone d’amore che esalta l’amore fisico, è l’apice, la vetta della poesia di tutti i tempi, come se presentassi un pezzo della Cappella Sistina o l’ultimo piano della torre di Pisa”.

Un amore che va aldilà di ogni genere e che “lega uomo e donna, uomo e uomo, donna e donna”.

È un vero e proprio inno al desiderio e al sentimento quello di Benigni secondo cui l’amore è “l’infinito messo alla portata di ognuno di noi”.

“Non esiste vita umana, nessuna vita che almeno per un momento non sia stata immortale – continua Benigni – Ognuno di noi lo è stato, e tutti voi sapete quando è successo. Noi, che abbiamo avuto in sorte questo scherzo grandioso di essere al mondo. Per amore, e per fare l’amore. Che ne facciamo sempre poco”.

“Io sarei per farne di più, anche stasera all’Ariston in diretta, sarei per mettersi qui, spogliarsi e fare l’amore, anche l’orchestra, tutti a fare l’amore diretti da Beppe Vessicchio” conclude Benigni che poi inizia la lettura del Cantico dei cantici.

Il testo del Cantico dei cantici, portato da Roberto Benigni a Sanremo 2020

Cantico dei Cantici, di Salomone. Desiderio d’amore

Mi baci con i baci della sua bocca! Sì, migliore del vino è il tuo amore.

Inebrianti sono i tuoi profumi per la fragranza, aroma che si spande è il tuo nome: per questo le ragazze di te si innamorano.

Trascinami con te, corriamo! M’introduca il re nelle sue stanze: gioiremo e ci rallegreremo di te, ricorderemo il tuo amore più del vino. A ragione di te ci si innamora!

PRIMO POEMA

La sposa si presenta

Bruna sono ma bella, o figlie di Gerusalemme, come le tende di Kedar, come le cortine di Salomone.

Non state a guardare se sono bruna, perché il sole mi ha abbronzato. I figli di mia madre si sono sdegnati con me: mi hanno messo a guardia delle vigne; la mia vigna, la mia, non l’ho custodita.

Desiderio dello sposo

Dimmi, o amore dell’anima mia, dove vai a pascolare le greggi, dove le fai riposare al meriggio, perché io non debba vagare dietro le greggi dei tuoi compagni?

Se non lo sai tu, bellissima tra le donne, segui le orme del gregge e pascola le tue caprette presso gli accampamenti dei pastori.

Colloquio d’amore

Alla puledra del cocchio del faraone io ti assomiglio, amica mia.

Belle sono le tue guance fra gli orecchini, il tuo collo tra i fili di perle.

Faremo per te orecchini d’oro, con grani d’argento.

Mentre il re è sul suo divano, il mio nardo effonde il suo profumo.

L’amato mio è per me un sacchetto di mirra, passa la notte tra i miei seni.

L’amato mio è per me un grappolo di cipro nelle vigne di Engàddi.

Quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe.

Come sei bello, amato mio, quanto grazioso! Erba verde è il nostro letto

di cedro sono le travi della nostra casa, di cipresso il nostro soffitto.

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