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Studenti irrompono al concerto di Capossela a Pisa: “La piazza è di tutti, non è giusto pagare il biglietto”

Di Madi Ferrucci
Pubblicato il 9 Lug. 2019 alle 15:15 Aggiornato il 9 Lug. 2019 alle 15:32

 

Studenti blitz concerto Capossela Vinicio Capossela si stava esibendo nella suggestiva scenografia di Piazza dei Cavalieri, a Pisa, quando intorno alle 22.30, 200 studenti hanno fatto irruzione nella piazza, protestando contro la sua chiusura. La piazza era stata transennata per il concerto, nell’ambito della rassegna musicale estiva “Numeri Primi”, voluta dall’amministrazione del sindaco leghista Conti e dall’assessore alla cultura Buscemi.

Solo gli spettatori paganti potevano entrare: il costo del biglietto andava dai 36 ai 48 euro. Molti i collettivi studenteschi che hanno preso parte alla protesta. Tra gli organizzatori anche Exploit Pisa, noto in città per le sue iniziative politiche e culturali e per l’aula studio autogestita sempre aperta.

“Paghiamo le tasse, i libri, l’affitto e non possiamo avere la possibilità di godere di uno spazio pubblico?”, ha chiesto uno dei manifestanti salito sul palco per dare voce alla protesta. Piazza dei Cavalieri per tutti i pisani è un luogo di condivisione, la sera i giovani si ritrovano lì a chiacchierare, circondati dagli edifici della Normale di Pisa e della sua biblioteca.

“Privatizzare” la piazza non è accettabile, dicono i ragazzi che hanno protestato.

La piazza in realtà è già “chiusa” da tempo, perché con la nuova amministrazione leghista le norme sul daspo sono state fortemente inasprite. Di sera, le idropulitrici del comune innaffiano le scalinate della Chiesa impedendo agli studenti di sedersi anche solo per parlare o riposarsi qualche minuto.

“Oggi come in altre giornate dedicate a questo Festival, la piazza più vissuta della città, quella in cui tutti ci ritroviamo ogni weekend per trascorre il nostro tempo libero senza spendere un occhio della testa, sarà aperta solo a chi può permettersi di pagare. Ma la nostra voglia di stare insieme è troppa! Ritroviamoci tutte e tutti insieme in una piazza alternativa in cui fare musica, chiacchierare, bere, ballare e stare insieme e non rinunciare a quei pochi momenti per staccare da studio e lavoro. Costruiamo piazze che siano nostre e in cui tutti, nessuno escluso, possono stare senza pagare un biglietto”, così gli studenti annunciavano su Facebook l’iniziativa.

Dopo gli interventi dal palco, il concerto è ripreso normalmente senza ulteriori tensioni. Ma il dibattito è aperto: si può rendere uno spazio pubblico un luogo privato di fruizione della cultura?

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