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Achille Lauro: “Resto single per non tradire. Lavoro venti ore al giorno e dormo quattro ore a notte”

Credit: AGF

Dal rapporto con la famiglia al sogno di diventare papà: il cantante si racconta

Di Niccolò Di Francesco
Pubblicato il 24 Dic. 2025 alle 12:19

Dal sogno di avere una “famiglia numerosissima” al rapporto con i suoi genitori: Achille Lauro si racconta in un’intervista al Corriere della Sera. Il cantante, reduce da X Factor, afferma di avere una “vita alienante, dormo quattro ore a notte”. Dopo aver raggiunto il successo, il suo pensiero è sempre stato rivolto alla famiglia: “La mia famiglia a un certo punto si è divisa, sono emozioni forti quelle che ho passato. Ma poi ci siamo ritrovati”. E sul padre afferma: “Il suo non stare mai fermo, il suo lavorare sempre e sempre cambiando lavoro, professore avvocato magistrato, senza accontentarsi mai”.

Achille Lauro non nega di desiderare dei figli: “Io amo quello che non ho. Invidio mia cugina, che sognava una famiglia numerosa e ora ha quattro figli. Anche io, se devo sognare, sogno una famiglia numerosissima. Ma ora sono solo”. Attualmente, infatti, preferisce “restare solo piuttosto che tradire. Una relazione presuppone un dovere. Un atto di coraggio. Implica rinunciare a qualcosa. In questa fase non me la sentirei. Non sono pronto. Non voglio fare male a nessuno e non voglio che nessuno mi faccia male. L’amore può distruggerti, e può distruggere. Può portarti fuori strada. Amando ti metti nelle mani di qualcuno, sino a dargli la possibilità di farti a pezzi. E non voglio essere né vittima, né carnefice”.

I suoi impegni non lo aiutano a trovare una stabilità: “Non esistono i weekend, non esiste la possibilità di staccare. Sono sempre immerso nel mio progetto. Lavoro venti ore al giorno, mettere al mondo un figlio adesso sarebbe come buttarsi dal quinto piano senza paracadute. Dormo pochissimo, al massimo quattro ore per notte. Nel 2026 voglio prendermi più tempo per dormire”. Il cantante, poi, racconta di quando è andato via di casa minorenne: “Sono andato via di casa a quindici anni, sono andato a vivere in una comune con mio fratello più grande a Val Melaina, in periferia. Facevo a botte, la violenza data e subita era una costante. Nella comune vivevo con ragazzi grandi: chi dipingeva, chi faceva writing, chi stava nel movimento rave. Molti erano figli di nessuno, scappati di casa. Insieme abbiamo fatto di tutto”.

Nelle periferie, ha visto gli effetti della droga: “Nelle periferie la droga esiste. Io sono cresciuto lì. Ora vedo le cose con altri occhi. E vedo soprattutto i pericoli. Le atroci conseguenze. Ho fatto un disco che si chiama Ragazzi madre e racconta queste situazioni dall’interno. Tanti ragazzi hanno imboccato un percorso diverso dal mio. A vent’anni pare tutto uno scherzo, tutto normale. Voglio combattere con loro e per loro, li voglio aiutare. Per questo stiamo creando una fondazione che aiuterà i ragazzi di strada ma non solo, darà sostegno a tutti i ragazzi fragili”. Il 2026 sarà l’anno del tour negli stadi anche se il suo sogno nel cassetto è “suonare a San Pietro. Adoro Michelangelo: la Pietà, il Giudizio universale della Sistina. Trovo affascinante la figura di sant’Agostino, un uomo controverso, e Papa Leone è un agostiniano”.

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