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A viso aperto, il documentario che ripercorre l’emergenza Covid-19 in Lombardia

Di Cristina Migliaccio
Pubblicato il 6 Ago. 2020 alle 15:00 Aggiornato il 7 Ago. 2020 alle 09:05

 

A viso aperto, il documentario che ripercorre l’emergenza Covid-19 in Lombardia

Il regista Ambrogio Crespi ripercorre l’emergenza sanitaria che ha coinvolto tantissime città della Lombardia, tramite le voci di chi quell’inferno l’ha vissuto sulla propria pelle, con un documentario intitolato “A viso aperto”. Il documentario inizia con una lettera di Stefania Mattioli, responsabile della comunicazione dell’Ospedale di Cremona. La voce narrante ci accompagna per le strade vuote della città, dove regna incontrastato il silenzio. “All’inizio erano solo le sirene e la paura a ferire il silenzio, poteva anche sembrare uno scenario di una grande guerra, ma nella guerra non c’è un silenzio sempre uguale di giorno e di notte”, spiega la narratrice. “Nella mia città non ci sono i resti di palazzi sventrati, non si vedono corpi lacerati, viviamo in uno stato surreale, dentro un’integrità solo apparente che nasconde macerie invisibili. Quelli del silenzio senza fine, delle nuove solitudini, del dolore di chi è malato, dello strazio di chi non c’è più”.

“Con il passare delle settimane la città senza di noi è diventata più bella, in solitudine sta rinascendo, una rinascita estetica ma senza anima”.  Crespi raccoglie le voci di chi ha vissuto l’inferno in prima linea, pazienti, medici, direttori d’ospedale che hanno dovuto contrastare un nemico invisibile da febbraio ad oggi, nelle province più colpite della Lombardia. A viso aperto è “il racconto di un viaggio all’interno di una regione che non si è piegata alla pandemia e che grazie alla forza e al coraggio di medici e infermieri, delle sue istituzioni, degli imprenditori e dei suoi semplici cittadini ha saputo reagire e combattere”, ha spiegato il regista. Nel cast tecnico anche Luigi Crespi. Il film è stato girato in Lombardia, Piemonte, Veneto, Lazio e Campania, raccoglie 25 testimonianze in 12 città ed è l’unico documentario a vasto raggio fatto durante il lockdown.

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