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Perché Facebook sta chiedendo foto di nudo ai suoi utenti

Credit: Reuters/Dado Ruvic

Il popolare social network sta sperimentando in Australia un programma che vuole proteggere le potenziali vittime di Revenge Porn

Di Lara Tomasetta
Pubblicato il 8 Nov. 2017 alle 13:37 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 08:31

Al momento si tratta di una sperimentazione limitata all’Australia, ma l’iniziativa promossa da Facebook potrebbe rivelarsi davvero utile nel combattere il revenge porn, ossia la pratica che consiste nel pubblicare e diffondere foto intime dell’ex fidanzata per vendetta.

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La strategia prevede che gli utenti Facebook condividano le proprie immagini di nudo sulla piattaforma Messenger contrassegnandole come “immagine intima non consensuale” tramite il programma PhotoDNA, nel caso in cui gli stessi abbiamo motivazioni valide per ritenere di poter diventare vittime di revenge porn.

Il materiale caricato, ovviamente, non viene pubblicato sul social ma serve soltanto per realizzare quella che si può considerare “un’impronta digitale” della foto: l’obiettivo è di impedire, grazie al riconoscimento immediato attraverso l’intelligenza artificiale e altri software di matching, che persone malintenzionate possano caricare online quella medesima immagine.

L’inziativa è nata su accordo con le autorità australiane e prevede che gli utenti, prima di caricare il materiale potenzialmente oggetto di ricatto, firmino un questionario dell’ufficio e-Safety che che si occupa di sicurezza online.

In Australia il governo ha già lanciato delle campagne per aiutare le vittime del revenge porn. Ma al di là della sua possibile efficacia, questo strumento potrebbe rivelarsi comunque insicuro trattandosi della diffusione di immagini private su una piattaforma popolare come Facebook.

“Siamo lieti che Facebook si stia muovendo per risolvere questo problema. Con i suoi miliardi di utenti, Facebook è un luogo in cui il danno per questo tipo di aggressioni può essere massimizzato”, ha dichiarato Carrie Goldberg, un avvocato di New York specializzato in reati contro la privacy sessuale.

“L’implementazione di questa tecnologia non impedisce a qualcuno di condividere le immagini al di fuori dell’ecosistema di Facebook, per cui dovremmo incoraggiare tutte le piattaforme online a partecipare a questo programma, come facciamo con PhotoDNA”, ha detto Hany Farid, professore di informatica a Dartmouth che ha aiutato a sviluppare PhotoDNA.

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