Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
Home » Scienza

L’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di sviluppare gravi forme di malattie mentali: lo studio

Di Marco Nepi
Pubblicato il 27 Ago. 2021 alle 16:29

L’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di sviluppare gravi forme di malattie mentali: lo studio

L’esposizione all’inquinamento atmosferico è associata a una maggiore gravità della malattia mentale. Lo riporta il Guardian, citando “lo studio più completo del suo genere”.

La ricerca, pubblicata nel British Journal of Psychiatry, ha trovato che aumento anche lieve di esposizione al diossido di azoto (NO2), emesso dai veicoli diesel, è legato a un significativo aumento del ricorso a cure psichiatriche.

Lo studio ha monitorato circa 13.000 pazienti psichiatrici nel sud di Londra dal loro primo contatto con i servizi di salute mentale, misurando l’inquinamento atmosferico presente nelle loro case. I ricercatori hanno osservato nelle persone esposte a livelli di NO2 di 15 µg/m³ più elevati un aumento del 32 percento del rischio di dover ricorrere a cure ambulatoriali e del 18 percento del rischio di ricovero in ospedale. Anche per le polveri sottili, prodotte da combustibili fossili, è stato ipotizzato un effetto sui pazienti. In questo caso un aumento dell’esposizione di 3 µg/m³ accresce il rischio di ricovero ospedaliero dell’11% e il rischio di dover richiedere cure ambulatoriali del 7%.

La ricerca sembra suggerire che la riduzione l’inquinamento atmosferico possa produrre benefici anche dal punto di vista della prevenzione delle malattie mentali. “L’inquinamento atmosferico può essere modificato, anche su larga scala, riducendo l’esposizione a livello di popolazione”, ha detto Joanne Newbury, dell’Università di Bristol, una delle autrici dello studio. Tuttavia gli effetti “molto importanti” in termini di salute mentale continuano a essere osservati anche a “livelli bassi” di inquinamento, secondo quanto dichiarato da Ioannis Bakolis, professore del King’s College di Londra che ha guidato la ricerca.

Leggi l'articolo originale su TPI.it
Mostra tutto
Exit mobile version