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Batterio carnivoro, è allarme per l’infezione che consuma il cervello e poi uccide

Batterio carnivoro

Si registrano circa 80.000 casi di infezione e 100 decessi l’anno negli Stati Uniti

Di Giovanni Macchi
Pubblicato il 29 Lug. 2019 alle 12:43 Aggiornato il 29 Lug. 2019 alle 13:54

Batterio carnivoro, è allarme per ameba mangia cervello: come difendersi

È allarme per il batterio carnivoro, chiamato anche batterio mangia carne, che sta seminando il panico in tutto il mondo e mietendo anche vittime. Solo negli Stati Uniti si registrano circa 80.000 casi di infezione e 100 decessi l’anno.

Tra le ultime persone a perdere la vita, Dave Bennett, originario del Tennessee, deceduto a causa del Vibrio vulnificus che lo ha infettato mentre si trovava in vacanza nella contea di Okaloosa, in Florida.

Oppure Eddie Gray, 59 anni, in vacanza nel parco acquatico del Fantasy Lake Water Park, nella Carolina del Nord: un’ameba mangia cervello le è entrata nelle narici arrivando fino all’encefalo in poco tempo.

E ancora Lynn Fleming, vittima di un’infezione provocata da un batterio carnivoro che l’ha attaccata mentre passeggiava in riva al mare.

Uccisa da un batterio carnivoro mentre passeggia in spiaggia

Finora in Italia non ci sono stati mai casi anche se in Europa ce ne sono stati un paio, in Repubblica Ceca e Portogallo. Specchi d’acque e spiagge spesso possono rivelarsi molto pericolosi.

Il Naegleria fowleri, per esempio, può provocare infezioni mortali: il suo habitat preferito sono le acque caratterizzate dalle alte temperature. Si tratta di un parassita che arriva al cervello causando l’infezione meningoencefalite amebica primaria.

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“Bisogna stare attenti e prendere le dovute precauzioni quando si va in spiaggia”, ha spiegato il professor Giorgio Palù, ordinario di Microbiologia e Virologia dell’Università di Padova e presidente della Società europea ed italiana di virologia, a “Libero“.

“Salmonelle, virus rilasciati dai roditori, parassiti che si trovano nelle coccinelle, si possono trovare in acqua. Complice della proliferazione di batteri, virus e ameba sono anche le alte temperature.

Con un’ estate così calda, il rischio è più alto. In più gli spostamenti, le deforestazioni, i viaggi aerei, hanno portato anche nel nostro paese malattie e infezioni che un tempo non c’ erano”.

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