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    “Odio le piste ciclabili e la movida”: il programma di Vittorio Feltri candidato alle elezioni comunali di Milano

    Il giornalista Vittorio Feltri, 78 anni. Credit: ANSA
    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 7 Lug. 2021 alle 09:23 Aggiornato il 8 Lug. 2021 alle 07:27

    Il programma politico di Vittorio Feltri, candidato capolista di Fratelli d’Italia alle prossime elezioni comunali di Milano, parte da due punti molto precisi: lotta alle piste ciclabili e alla movida selvaggia. Le prime, dice, “hanno paralizzato la città”, le seconde vanno contenute “con l’ordine pubblico”.

    Feltri parla delle sue idee per Milano in una intervista al Corriere della Sera di oggi, mercoledì 7 luglio 2021. Il direttore editoriale di Libero racconta come e quando gli è arrivata la proposta di candidarsi con Fratelli d’Italia: “Lunedì (il 5 luglio, ndr) eravamo nello studio di Ignazio La Russa. Daniela Santanché mi ha detto: ‘Perché non ti candidi?’. Con un po’ di imbarazzo ho accettato dopo averci pensato quattro secondi”.

    “Fare il consigliere non è un impegno”, osserva il giornalista. “Vai in Consiglio una volta la settimana, dici le tue cazzate e magari riesci pure a imporre qualcosa. Così posso continuare a fare il mio lavoro a Libero. E non mi monto la testa come fa chi non ce l’ha”.

    Perché proprio il partito di Giorgia Meloni? “La conosco da anni”, risponde Feltri. “La stimo. Per Giorgia ho più di una simpatia, le voglio bene. Ma lo vede chiunque che in termini politici ha una marcia in più”.

    Il direttore non si mostra preoccupato per la possibile delusione provocata a Silvio Berlusconi, suo ex editore che forse lo avrebbe voluto in corsa con Forza Italia: “Silvio Berlusconi se ne farà una ragione”, chiosa Feltri. “Normale che preferisca Giorgia a Tajani, anche se è stato con me al Giornale: era capo della redazione romana. Nel 1996 mi propose di correre. Gli dissi che non si guadagna niente e si hanno un sacco di grane”.

    A proposito di passato, nell’intervista il giornalista fa anche un cenno ironico alle sue prime esperienze politiche, negli anni Sessanta: “A 19 anni a Bergamo, che era in mano alla Dc, mi sono iscritto ai socialisti. Ero in una commissione per rinnovare le scuole. L’abbiamo peggiorate sensibilmente”.

    Alle elezioni in programma in autunno, il sindaco uscente di Milano, Beppe Sala, secondo Feltri “si può battere con una campagna elettorale di un certo tipo”: “Almeno serve fingere unità di intenti”, spiega. “Il suo gradimento sta crollando. Con Expo è stato bravissimo. Poi ha deciso di rincorrere le mode della sinistra”.

    Ed ecco una prima bozza del programma politico feltriano: “Le piste ciclabili hanno paralizzato la città”, osserva il direttore. “Le zanzare a rotelle, i monopattini, sono dei mostri. Io continuo a girare in macchina: occuparsi di viabilità non significa fare ostruzionismo”.

    E poi “odio le movide e gli eccessi degli ultimi tempi si contengono solo con l’ordine pubblico. Non dicano che ci sono dietro fenomeni tipo banlieu: razzismo e omofobia sono etichette per scatenare discussioni che non portano a niente”.

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