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    Il sindaco di Nardò Pippi Mellone invoca la chiusura dell’Anpi di Lecce: “È un pericolo per la democrazia”

    Le parole del primo cittadino del comune pugliese già noto per la sua militanza in CasaPound negli anni passati

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 11 Feb. 2020 alle 20:20 Aggiornato il 11 Feb. 2020 alle 20:52

    Il sindaco di Nardò invoca la chiusura dell’Anpi di Lecce: “È un pericolo per la democrazia”

    Durante la giornata del Ricordo per le vittime delle Foibe, il sindaco di Nardò Pippi Mellone ha invocato la chiusura dell’Anpi di Lecce perché, a suo dire, “è un pericolo per la democrazia”.

    Mellone, eletto primo cittadino del comune in provincia di Lecce nel 2016 con una lista civica, nonostante sia un fedelissimo dell’attuale governatore della Puglia Michele Emiliano è noto per la sua provenienza dagli ambienti di estrema destra così come per la sua militanza in CasaPound.

    Nel 2018, fece parlare si sé per aver fatto il saluto fascista durante una commemorazione in piazza di Sergio Ramelli, giovane fascista ucciso nel 1975.

    Questa volta, Mellone è salito alla ribalta della cronaca per aver attaccato l’Anpi di Lecce, che “dovrebbe chiudere perché è un pericolo per la democrazia”.

    Il sindaco di Nardò ha scritto un post sul suo profilo Facebook dal titolo “Rendiamo onore ai martiri delle Foibe, chiudiamo l’Anpi di Lecce”.

    “Oggi, 10 febbraio, la comunità di Nardò rende onore ai martiri delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata” scrive Mellone sul suo profilo social.

    “Chi, ancora oggi, rifiuta di riconoscere le dimensioni di questa tragedia e reclama l’oblio per Norma Cossetto e tante altre vittime dei comunisti titini deve solo vergognarsi”.

    “Mi riferisco, in particolare, all’anonima Anpi Lecce, una sigla dietro la quale si nascondono uomini e donne fuori dal tempo e dalla civiltà. L’Anpi Lecce dev’essere chiusa al più presto, perché rappresenta un pericolo per la democrazia”.

    Onore all’Italia, onore a chi è morto nel nome della bandiera, onore a chi è stato ucciso solo perché italiano, onore a tutte le vittime dell’odio” conclude il primo cittadino nel suo post.

    La replica dell’Anpi non è tardata ad arrivare.

    Su Facebook, invece, l’Associazione partigiani d’Italia di Lecce ha scritto: “Il sindaco di Nardò si è inoltrato in una temeraria richiesta di chiusura dell’ANPI di Lecce (e perché no anche di quella regionale e nazionale?)”.

    “Il motivo sarebbe nel rifiuto della nostra associazione di addomesticarsi alla costruzione retorica dei “martiri italiani” vittime dei partigiani titini in un contesto di guerra civile europea scatenata da Mussolini e da Hitler”.

    “Contesti storici, cifre delle vittime, circostanze documentabili, sono materia di nostre iniziative e pubblicazioni, e non di fake news e narrazioni falsificanti. Del resto la scorsa notte sono apparsi in quel paese dalle nobili tradizioni democratiche, culturali, sindacali, antifasciste, striscioni proditori dei suoi amichetti di CasaPound in pieno centro”.

    “Al sindaco di Nardò non risponderemo con l’odio ma con la cultura, la conoscenza, i valori di solidarietà, la crescita civile”.

    Le parole di Nardò sono state stigmatizzate anche dal governatore della Puglia Michele Emiliano che ha affermato: “L’Anpi si è guadagnata il diritto all’esistenza perenne col sangue dei partigiani di tutti gli orientamenti politici che lottarono e vinsero la guerra di Resistenza”.

    “L’espressione da parte di chiunque e quindi anche di Anpi Lecce di una opinione libera (e quindi come tale anche opinabile), non può avere mai come conseguenza la negazione della libertà di opinione”.

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