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    Salone del Libro, M5s Torino: “Bisogna escludere Altaforte”

    Immagine di repertorio
    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 7 Mag. 2019 alle 11:20 Aggiornato il 7 Mag. 2019 alle 11:56

    “Il Salone deve essere lo spazio dove celebreremo la tolleranza e la resistenza alle derive neofasciste e autoritarie, il momento pubblico dove dare battaglia con la forza delle parole e argomentazioni. Ma può esserlo a una sola condizione: l’esclusione di Altaforte e di Polacchi”.

    Tutto quello che c’è da sapere sul Salone del Libro 2019

    Questo il commento pubblicato su Facebook dalla capogruppo M5S al Comune di Torino, Valentina Sganga.

    “Qualsiasi via intermedia, qualsiasi compromesso sancirebbe per il Salone una perdita sul piano culturale che non possiamo accettare”.

    La polemica – Al centro delle polemiche vi è la presenza al Salone del Libro della casa editrice Altaforte, che ha pubblicato un libro-intervista a Matteo Salvini scritto dalla giornalista Chiara Giannini, intitolato Io sono Matteo Salvini: intervista allo specchio.

    Altaforte Edizioni è vicina a Casapound, il movimento di estrema destra coinvolto nei recenti scandali di Torre Maura e dello stupro di Viterbo.

    Proprio a causa della presenza della casa editrice diversi artisti hanno rinunciato a recarsi alla kermesse culturale. L’ultimo a ritirare la sua presenza al Salone del Libro è stato il fumettista Zerocalcare, che in un tweet ha scritto: “Non è stata una decisione semplice e non mi bastano 140 caratteri a spiegarla, quindi posto gli screenshot del testo esteso mandato al mio correttore di bozze”. (qui l’articolo completo)

    Prima di Zerocalcare, anche il collettivo di giornalisti Wu Ming e lo storico e saggista Carlo Ginzburg avevano comunicato che non si sarebbero recati al Salone del Libro.

    Wu Ming è stato il primo ad alimentare la discussione prendendo posizione netta contro la presenza dello stand della casa editrice sovranista Altaforte affermando: “Mai gomito a gomito con i neofascisti: Altaforte è di fatto la casa editrice di CasaPound”.

    Motivazioni che sono state condivise da Carlo Ginzburg, che ne ha seguito l’esempio: “Annullo la mia partecipazione, per una scelta politica, che non ha nulla a che fare con la sfera della legalità”.

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