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    Non solo la t-shirt di Putin: dalla citofonata ai selfie “trollati”, tutte le gaffe di Matteo Salvini

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 9 Mar. 2022 alle 13:56 Aggiornato il 9 Mar. 2022 alle 18:13

    Quella andata in scena ieri nella cittadina polacca di Przemyls, dove il sindaco ha sventolato in faccia a Matteo Salvini la maglietta con il volto di Putin che il leader leghista aveva sfoggiato diverse volte in passato, è solo l’ultima di una serie di gaffe che l’ex vicepremier ha collezionato nel corso degli anni, da quando cioè è diventato segretario della Lega a dicembre del 2013.

    Pagliacciate o uscite fuori luogo che, a furia di ripetersi, non hanno contribuito alla buona reputazione di Salvini e spesso gli sono tornate indietro con umiliazioni simili a quella subita ieri in Polonia. La sua fama di buffone gli è valso anche l’ingresso nel vocabolario Treccani, dove il termine “salvinata” corrisponde al significato di “trovata”. “L’uscita tipica del politico Matteo Salvini“, si legge sul dizionario.

    Una delle più eclatanti risale a gennaio del 2020, quando Salvini, reduce dall’estate in cui aveva invocato “pieni poteri” al Papeete e dal conseguente crollo del governo di cui era ministro, in piena campagna elettorale per le Elezioni Regionali in Emilia Romagna si recò al citofono di una famiglia del quartiere Pilastro di Bologna per chiedere all’inquilino: “Scusi ma lei spaccia?”. La querela per diffamazione è stata archiviata, ma la scena sconcertante è rimasta impressa nella memoria di tutti, e spesso i suoi detrattori gli hanno rivolto la stessa domanda per contestarlo durante manifestazioni e altri eventi pubblici. Per non parlare dei meme circolati quando il suo ex social media manager, Luca Morisi, fu indagato per spaccio di droga (la procura di Verona ha poi chiesto l’archiviazione del caso).

    Anche in pandemia Salvini ha accumulato una serie di gaffe. Resta memorabile lo scambio di battute andato in onda nel corso del programma “Di Martedì”, quando il conduttore Giovanni Floris gli chiese perché continuasse a scattarsi selfie senza mascherina circondato da fan assembrati in tempi di Covid (era giugno del 2020). Il segretario del Carroccio replicò: “Ma posso togliermi la mascherina per fare una foto con una signora?”. “Eh, no. Se non sta a un metro e mezzo, no”, rispose Floris. Nonostante rientrassero tra le sue specialità, i selfie non hanno sempre portato fortuna a Salvini: una volta a Catania il leader leghista fu “trollato” da una coppia di ragazze che, mentre lui scattava la fotografia, si baciarono “in diretta” a favor di camera.

    Andando più indietro nel tempo, a dicembre del 2014, l’eurodeputato belga Marc Tarabella lo sgridò nell’emiciclo del Parlamento Europeo ricordandogli che in un anno e mezzo di legislatura non si era mai presentato alle sedute. “Sei un fannullone!”, gli disse. Stesso rimprovero gli fu rivolto dalla ex parlamentare Elly Schlein in un altro evento di campagna elettorale in Emilia Romagna: l’attuale vice-governatrice gli chiese, in diretta Facebook, perché la Lega non si fosse mai presentata alle 22 riunioni di negoziato sulla riforma del trattato di Dublino per la gestione europea dei flussi migratori. Il giorno dopo Salvini andò a citofonare alla famiglia del Pilastro.

    Fu in sede di Parlamento Europeo, a Strasburgo, poi, che il segretario della Lega sfoggiò la famosa maglia di Putin mentre si faceva fotografare tra i banchi dell’aula. Ma nonostante la sua ammirazione per il presidente russo, nel 2016 fu cacciato dalla Piazza Rossa di Mosca. Durante la campagna elettorale per il referendum costituzionale di Renzi, nel mese di novembre, Salvini volò in Russia per manifestare contro la riforma costituzionale e denunciare la svolta autoritaria dell’ex premier.

    Un saluto da Mosca, amici! L’aria è buona ma tutto può succedere”, annunciò sui social, postando una foto con il Cremlino alle spalle in cui mostrava uno striscione per il “No”. E qualcosa successe davvero: il flash mob fu interrotto dalla polizia, perché in Russia è vietato manifestare senza autorizzazione. Oggi il leader del Carroccio compie 49 anni, e le battute sui 49 milioni che la Lega deve restituire allo Stato sono dietro l’angolo. Speriamo eviti umiliazioni.

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