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    All’estero la prescrizione non esiste? Falso. Ecco come funziona la giustizia fuori dall’Italia

    Credit: Pixabay
    Di Elisa Serafini
    Pubblicato il 17 Feb. 2020 alle 07:53 Aggiornato il 19 Feb. 2020 alle 14:39

    Lo scontro sulla riforma della prescrizione, voluta dal Ministro Bonafede, sta rischiando di portare il Governo Conte Bis alla rottura.

    La materia è complessa e delicata, e anche tra gli addetti ai lavori il dibattito è acceso. L’istituto della prescrizione prevede l’estinzione di un reato a seguito del trascorrere di un periodo di tempo durante il quale non venga emessa una sentenza definitiva.

    L’obiettivo dell’istituto è quello di evitare che la durata di un processo possa diventare particolarmente lunga, nell’interesse degli imputati e del sistema stesso.

    Tuttavia, a causa dell’abbondanza di procedimenti e del ridotto numero di giudici, i processi in Italia hanno una durata media che è quattro volte quella della media dei paesi UE, e questo dato incide largamente sulla qualità del sistema giudiziario del nostro Paese.

    Tra chi sostiene la necessità di eliminare l’istituto della prescrizione vi è la corrente del magistrato Piercamillo Davigo, oltre che, ovviamente, del Movimento 5 Stelle. La tesi più comune a sostegno della proposta, è quella di eliminare gli abusi di “sfruttamento” della prescrizione, ovvero casi nei quali imputati e loro avvocati, utilizzino escamotage per allungare i tempi processuali nel tentativo di difendersi più dal processo, che nel processo.

    Tuttavia, come dimostrato dalle proteste messe in atto dalle associazioni degli avvocati in tutta Italia, questa proposta presenta molti rischi.

    “Per una persona del tutto ignara del diritto, la prescrizione può sembrare qualcosa di ingiusto”, commenta Stefano Bucello, avvocato, ricercatore presso l’Università degli Studi di Milano ed esponente dell’Associazione garantista “Italia Stato di Diritto”.

    “Qualcuno commette un fatto, e l’ordinamento decide di non punirlo, passato un po’ di tempo. Tuttavia le ragioni dell’esistenza dell’istituto della prescrizione sono molto solide. Abolirla significherebbe correre il rischio di avere processi infiniti, di vendicarsi, più che di riabilitare, e di punire persone che passati molti anni, non sono neanche più le stesse”.

    “Nell’immaginario collettivo – prosegue Bucello – i processi riguardano truffe, omicidi, bancarotte o rapine, ma l’abolizione della prescrizione verrebbe a condizionare anche eventuali cause di divorzio che potrebbero durare per sempre”.

    Va segnalato che la prescrizione non vale allo stesso modo per tutti i reati: esistono già eccezioni che riguardano i reati più gravi, per i quali i tempi di prescrizione sono differenti, o addirittura cancellati.

    Rispetto a come viene interpretata la prescrizione negli altri Paesi, è necessario distinguere gli Stati che vedono impostato il proprio ordinamento su sistemi di Common Law (come ad esempio gli Stati Uniti) o Civil Law (come Italia, Francia e Spagna).

    I primi vengono spesso citati come esempio di sistemi in cui non esiste la prescrizione. Questo è vero solo in parte: in paesi dove vigono sistemi di Common Law è pressoché impossibile che un processo duri per sempre, poiché esistono meno gradi di giudizio (ad esempio negli Stati Uniti, a parte rare eccezioni, esiste un solo grado), oppure l’azione penale (rinvio a giudizio) ha un limite temporale. O viene avviata entro tempi brevi e prestabiliti o decade.

    La prescrizione esiste in Spagna, in Grecia e anche in Germania. Quest’ultima viene spesso citata come nazione in cui la prescrizione non viene quasi mai utilizzata, ma c’è un motivo: in Germania la prescrizione si interrompe non appena la procura interroga l’indagato o gli comunica che sono in corso indagini che lo riguardano. In questo caso, si riparte da zero.

    Il conteggio temporale quindi non parte dal momento in cui il reato è stato commesso, ma da quando parte l’azione penale. È un meccanismo molto diverso rispetto a quello in vigore in Italia, dove la prescrizione è immune dagli atti di iniziativa processuale e dove quindi il conteggio non viene mai azzerato.

    Va rilevato che il dibattito sui tempi della giustizia tocca un punto importante del nostro Paese: i tempi e la certezza del diritto. Sapere che vi sono imputati colpevoli, ma il cui reato è stato prescritto, non rappresenta certo una buona notizia per il Paese.

    Ma sapere che un processo può durare per colpevoli ed innocenti dieci, quindici, vent’anni senza che venga emesso un giudizio definitivo, può rappresentare una notizia ancora più tragica.

    L’equilibrio su cui si gioca la partita della riforma della prescrizione è molto delicato, poiché coesistono necessità di tutela e di libertà dei cittadini e degli imputati. Un Paese nel quale non vi è certezza dei tempi (ma anche di verifica) del diritto, è un Paese azzoppato nelle sue libertà.

    Comunque la si veda, la questione della prescrizione è solo uno dei tasselli del complesso problema della giustizia in Italia. Dal sovraffollamento delle carceri, alla scarsità di risorse e personale per i tribunali, alla controversa persecuzione di reati minori, come quelli che riguardano le droghe leggere, i temi per discutere di riforma della giustizia nei prossimi anni sicuramente non mancheranno.

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