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    [Retroscena] Nel M5S ci sono almeno 30 grillini anti-Di Maio: “Ora sta tirando un po’ troppo la corda”

    Di Charlotte Matteini
    Pubblicato il 31 Ago. 2019 alle 15:45 Aggiornato il 10 Gen. 2020 alle 20:27

    [Retroscena] M5S diviso, ci sono almeno 30 grillini anti-Di Maio: “Ora sta tirando un po’ troppo la corda”

    Che cosa sta succedendo nel Movimento 5 Stelle? Da settimane, ormai, all’interno del M5S gli animi sono surriscaldati e le polemiche interne sono all’ordine del giorno. Il ritiro dell’appoggio all’esecutivo Conte da parte di Matteo Salvini è arrivato a inizio agosto come un fulmine a ciel sereno. I rapporti tra M5S e Lega erano già deteriorati da tempi, ma i vertici pentastellati non pensavano che il segretario del Carroccio avrebbe dato vita alla crisi di governo in tempi così stretti. Immediatamente nel Movimento 5 Stelle si sono aperti, anzi forse sarebbe più corretto dire “nuovamente disvelati”, due fronti agguerriti: da una parte la truppa di contrari all’accordo con il Partito Democratico, molto più vicini alle istanze della Lega e che vorrebbero riprovare a trovare un’intesa con Salvini, mentre dall’altra ha ripreso corpo il fronte più ortodosso, quello che l’accordo con il Carroccio non l’ha mai davvero digerito.

    Con l’inaspettato endorsement di Beppe Grillo alla proposta avanzata da Matteo Renzi, Luigi Di Maio e i vertici del Movimento più vicini al capo politico hanno dato via alla trattativa per la formazione di un esecutivo con il Partito Democratico. A giorni alterni, però, i malumori e i mal di pancia si fanno sentire. A ogni incontro o vertice con la reggenza del Pd, l’accordo governativo appare sempre più in bilico. Ad alzare continuamente la posta è proprio Luigi Di Maio, che sembra non vedere affatto di buon occhio l’ipotesi di un esecutivo con i dem.

    E così, gli iniziali dieci punti di convergenza avanzati dai 5 Stelle, una sorta di nuovo contratto di governo, sono improvvisamente divenuti venti. A poche ore dal conferimento dell’incarico esplorativo a Conte, che i 5 Stelle hanno imposto a tutti i costi al Pd, sul Blog del Movimento 5 Stelle è stata annunciata la votazione su Rousseau senza data, ma con tempistiche ben lontane e differenti da quelle inizialmente concesso dal presidente Mattarella. A mettere in fila i vari eventi sembra che all’interno del Movimento 5 Stelle qualcuno stia cercando di far saltare l’accordo con il Partito Democratico. E chi sarebbe quel qualcuno?

    Fonti M5S raccontano a TPI che la situazione all’interno del Movimento è davvero esplosiva: Di Maio starebbe subendo una fronda interna, composta da circa una trentina di parlamentari e certamente minoritaria, che vorrebbe che il capo politico del Movimento 5 Stelle si facesse da parte. Nessuno di questi parlamentari, però, al momento ha intenzione di esporsi pubblicamente contro Di Maio perché il timore di nuove elezioni e di perdere l’eventuale ricandidatura è più forte dei mal di pancia interni e, dunque, all’apparenza il sostegno appare totale. L’accordo con il Pd è malvisto però da tutta la vecchia guardia M5S, soprattutto dal nucleo primario che durante l’esecutivo Conte ha ricoperto importanti ruoli ministeriali e che in questi mesi ha pesantemente attaccato i dem in ogni occasione. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Stefano Buffagni, per esempio, è tra i più contrari all’accordo con il Partito Democratico e avrebbe preferito tornare alle urne, ma al momento è comunque tra i vertici M5S più vicini a Di Maio, non certo un ortodosso che trama alle spalle del capo politico.

    Le tematiche sono davvero così dirimenti? Davvero il Movimento 5 Stelle sarebbe pronto a far saltare l’accordo con il Pd per difendere a tutti i costi i decreti sicurezza voluti da Salvini? In realtà no, il paravento delle tematiche è, come detto, solo un paravento. La partita si sta giocando sulle poltrone, soprattutto sul ruolo che Di Maio dovrebbe avere nel nuovo esecutivo. Il capo politico del Movimento 5 Stelle, infatti, è preoccupato per il proprio futuro e il vero punto di scontro con il Pd è proprio il ruolo di primo piano che Di Maio vuole ottenere dai dem: la vicepresidenza e un ministero di peso.

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