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    Lucia Borgonzoni frequentava centri sociali e serate Lgbt: le foto che imbarazzano la candidata della Lega

    Lucia Borgonzoni da giovane e attualmente
    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 24 Gen. 2020 alle 17:38 Aggiornato il 24 Gen. 2020 alle 18:03

    Lucia Borgonzoni frequentava i centri sociali: le foto che imbarazzano

    Una “imbarazzante” foto spunta dal passato di Lucia Borgonzoni, candidata presidente dell’Emilia Romagna per il centrodestra: proprio lei che insieme a Salvini parla di ruspe e di sfratti delle case occupate, da giovane frequentava i centro sociali di Bologna e le immagini lo dimostrano.

    Dopo mesi di silenzio sulle tematiche dei diritti civili, a incalzarla nella trasmissione Dritto e rovescio di Paolo Del Debbio, c’era Marco Tonti, presidente di Arcigay Rimini, il quale ha parlato di omofobia di Salvini e della Lega, facendo esplicito riferimento alle dichiarazioni del consigliere regionale uscente e ricandidato dal Carroccio, Massimiliano Pompignoli, sull’abrogazione, in caso di vittoria di Borgonzoni, della recente legge emiliano-romagnola contro l’omotransfobia. Ma negli anni 2000 Lucia Borgonzoni si faceva vedere negli ambienti gay friendly della città dei portici.

    Anche nel 2016, quando Lucia Borgonzoni si candidò a sindaco di Bologna contro Virginio Merola del Pd che poi vinse la sfida, queste foto circolarono molto con l’hashtag #sindachessadellafattanza, con chiaro riferimento a certi bagordi da marijuana.

    Nella foto si vede una giovane Borgonzoni a inizio anni Duemila, in un “casale occupato” tra birra, cd e stereo portatile.

    Qualcuno azzarda: “una zecca” dei centri sociali. E proprio chi ha pubblicato la foto, Mauro Boris Borella, calca la mano: “Sarebbe oltremodo divertente vederla diventare sindaco di Bologna in un partito che odia i centri sociali e chi ne fa parte, dopo averci bazzicato (e razzolato parecchie paghette in nero) per anni”.

    “I centri sociali? Oggi sono diversi”, risponde Borgonzoni, confermando di essere stata per anni barista del Link, storico locale underground bolognese, sottolineando che già allora “lo sapevano tutti che ero leghista”.

    “Quel ragazzo non me lo ricordo, e neppure il casale occupato – prosegue – Non rinnego quel periodo, ma un tempo le persone che giravano dentro i centri sociali erano diverse. Nessuno mi ha mai proposto di andare a spaccare le vetrine, in quegli anni non mettevano Bologna sottosopra”. “Se diventassi sindaco i centri sociali li chiuderei, almeno come sono ora – conclude -. Magari scopro che si fanno anche delle cose culturali dentro e allora non li chiudo. Ma ci credo poco”.

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