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    “Furto nella villa di Laura Boldrini a Porto Cervo”: la bufala scatena gli haters

    Laura Boldrini. Credit: ANSA/ETTORE FERRARI
    Di Fabio Salamida
    Pubblicato il 10 Feb. 2020 alle 19:54 Aggiornato il 10 Feb. 2020 alle 19:56

    Nelle ultime ore, nella giungla virtuale è apparsa un’ennesima bufala su Laura Boldrini. Questa volta l’ex presidente della Camera avrebbe subito un furto di 37mila euro nella sua villa a Porto Cervo, in Sardegna. Ovviamente non c’è stato nessun furto e non esiste nessuna villa a Porto Cervo di proprietà di Laura Boldrini. A confezionare il contenuto-esca è stato il sedicente sito di informazione “stampanuova”, ennesimo contenitore di fake news comparso in rete a fine gennaio.

    Sulla home di “stampanuova” si legge: “portale di informazione, nato con lo scopo di diventare uno dei maggiori punti di riferimento per le persone, completamente indipendente e estraneo da ogni forma di restrizione”. Il falso giornale è già candidato a scalare le classifiche dei siti di bufale, sempre che non venga chiuso prima. Scorrendo la pagina si trovano una ventina di articoli fasulli con titoli “acchiappa like” e soprattutto “fomenta odio” come: “Palermo, Nigeriano immobilizza e stupra una sedicenne ‘L’ho fatto perché Cristiana’”.

    Un profilo twitter anonimo riporta la fake news su Laura Boldrini

    La falsa notizia è durata in rete poche ore, per poi essere rimossa dal gestore della pagina, probabilmente per paura di una denuncia. Questo il testo della bufala: “Furti a raffica, anche con l’uso di gas narcotico, nelle ville in Gallura. Fra le vittime, pure l’Onorevole Laura Boldrini. L’Onorevole ha fatto sapere, via Twitter, di essere stata derubata nella notte fra il 6 e il 7 febbraio nella sua villa a Porto Cervo. ‘Svegliarsi la mattina e scoprire che la notte, mentre dormivi, sono entrati i ladri è terribile’, ha twittato. ‘Più sicurezza, non si può aver paura pure in casa’. Non è stato possibile verificare quanto le sia stato portato via, i danni ammonterebbero circa a 37.000€ e nel suo caso è stato usato il farmaco soporifero, ma la preoccupazione, per lei e il suo cane Amalo, che era in casa, è stata tanta”. Per la cronaca, il falso è ispirato a una notizia reale, uscita nel 2016, che racconta del furto nella villa della showgirl Melissa Satta a Porto Cervo.

    Ovviamente la parlamentare del Partito democratico non ha neanche un cane di nome Amalo: anche l’animale era stato inventato, come tutto il resto, per creare interazioni e scatenare messaggi di odio sui social network. Qualche esempio? Scrive Sabrina: “E che non l’hanno ancora sgozzata e fatta a pezzi… come le povere ragazze”; Vincenzo, commentando la foto: “ha la bocca aperta come al solito appena vede un nigeriano”;  Emma: “Spero che sia vero e che qualcuno la rompe a sangue anche sta lurida sono felicissima… adesso fa a fare la denuncia da la polizia che lei vorrebbe disarmare???” (gli errori ortografici sono stati volutamente riportati): e ancora, Anna: “La signora stava in vacanza! Mica lei lavora come noi schiavi!” e così via.

    L’ennesima bufala su Laura Boldrini si aggiunge alle tante mandate in giro in questi anni, un vero e proprio campionario di falsità raccontate nel libro “La grande nemica” di Flavio Alivernini (edizioni People), suo stretto collaboratore. Una strategia ormai collaudata che sfrutta la bassa scolarizzazione di una parte della popolazione, incapace di riconoscere una notizia vera da una falsa, stimolandone i bassi istinti. I bersagli preferiti, oltre a Laura Boldrini, sono solitamente migranti, omosessuali, persone di religione islamica, rom.

    L’ex Presidente della Camera, nelle ultime ore, era stata raggiunta da telefonate e messaggi da parte di amici e conoscenti, preoccupati per lei dopo aver letto la fake news. Il fatto, l’ennesimo, dimostra quanto sia urgente una legge che impedisca la diffusione di contenuti falsi e diffamatori sulla rete e sui i social network; e dimostra anche quanto sia in malafede chi si oppone a un provvedimento di questo tipo in nome della “libertà di espressione”, agitando il fantasma della censura.

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