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    Fondi russi a Salvini, l’oligarca russo a Report: “Abbiamo scelto la Lega perché ha un livello socio culturale molto basso”

    L'inchiesta del programma andato in onda il 21 ottobre mostra i legami tra Lega e oligarchi russi

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 22 Ott. 2019 alle 16:50 Aggiornato il 23 Ott. 2019 alle 08:32

    Gli oligarchi russi scelsero la Lega per il livello socio culturale “molto basso”

    L’inchiesta di Report sulla Lega andata in onda lunedì 21 ottobre svela i rapporti del partito padano con alcuni dei più potenti e spregiudicati esponenti dell’internazionale sovranista che ha in Mosca la sua capitale e in Salvini il rappresentante in Italia e in Europa.

    Il lavoro di Giorgio Mottola mette a nudo i legami decennali tra Salvini e il suo portavoce, Gianluca Savoini, nonché i motivi per cui gli oligarchi anti europeisti russi hanno scelto la Lega come terreno fertile su cui far crescere il germe del neo fascismo.

    L’inchiesta parte dai primi anni di carriera di Salvini, quando l’ex vicepremier era un giovane giornalista a la “Padania” e “aveva falsificato una nota di presenza e quattro note spese”, racconta l’ex direttore Gigi Moncalvo.

    In una stanza della redazione, tappezzata di simboli e foto naziste, si faceva strada anche un altro giovane giornalista con la giacca scura che aveva l’abitudine di salutare chiunque sbattendo il tacco per terra al grido di “camerata”: Gianluca Savoini che, sempre secondo Moncalvo, all’epoca era una specie di “compagno di merende” per Salvini. Che si ricorderà di lui, dieci anni dopo, quando diventerà segretario federale della Lega, chiamandolo come suo portavoce.

    Secondo la ricostruzione di Report, sarebbe stato proprio Savoini ad avere introdotto l’ex comunista padano nelle alte sfere dei movimenti neo-nazisti e nazionalisti.

    Sarebbe stato lui ad aver fatto da mediatore nella ormai famosa trattativa segreta tra i russi e la Lega all’hotel Metropol di Mosca, a cui avrebbe partecipato anche un uomo di fiducia di Aleksandr Gel’evič Dugin, politologo e filosofo tradizionalista russo considerato l’ideologo numero uno di Putin.

    La nuova Lega targata Matteo Salvini, che dal 2013 in avanti cambia dna da partito delle origini a partito del “popolo italiano”, sarebbe frutto di una precisa strategia politica d’infiltrazione su larga scala da parte degli ultraconservatori russi all’interno delle principali democrazie occidentali, che utilizzavano i nascenti partiti populisti e sovranisti come veicoli per iniettare il virus del neo-fascismo antiliberale e antieuropeista nelle vene della politica italiana ed europea.

    E per gli oligarchi in Italia non c’era terreno più fertile della Lega di Salvini, non solo per i legami con i gruppi di estrema destra come Casa Pound.

    Nell’inchiesta di Giorgio Mottola, l’oligarca russo proprietario del fondo Marshall Capital, Konstantin Malofeev, dice di aver scelto la Lega semplicemente perché aveva “un livello socio-culturale molto basso“. Un livello così basso da essere penetrabile. Un terreno fertile su cui seminare.

    La Russia ha usato la Lega per iniettare il virus del neo-fascismo antiliberale e antieuropeista nella politica italiana
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