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    Gori affonda Zinga: non è lui l’uomo giusto. Bettini risponde: “Ci ha tenuti uniti”

    A sinistra il segretario Pd Nicola Zingaretti, a destra il sindaco di Bergamo Giorgio Gori. Credit: Ansa
    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 21 Giu. 2020 alle 09:15 Aggiornato il 21 Giu. 2020 alle 13:03

    Gori affonda Zinga: non è lui l’uomo giusto. Bettini risponde: “Ci ha tenuti uniti”

    “Ho simpatia e stima personale nei confronti di Zingaretti, e nessun pregiudizio. Non voglio affatto personalizzare la questione. Osservo però la difficoltà del Pd a essere una forza davvero riformista”. A dirlo è il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori (Pd), che attraverso un’intervista a Repubblica ribadisce le sue critiche al leader dem Nicola Zingaretti e sostiene la necessità di un congresso. “Riforma della pubblica amministrazione, della giustizia, fiscale: da quanto ne parliamo? Il segretario coltiva l’unità, e io sono per l’unità, ma la concordia non può essere né un feticcio né un fine ultimo. E non può sequestrare il dibattito interno. Nessuno auspica un voto adesso, ma non possiamo accontentarci”.

    “Dovremmo essere il partito del lavoro, il punto di riferimento dei lavoratori, degli operai e degli imprenditori, dei precari e delle partite Iva, delle donne e dei giovani, e non lo siamo”, sostiene Gori. “L’accordo con i 5 Stelle ha spostato il nostro baricentro sulla protezione sociale, come se potesse esistere senza creazione di ricchezza e crescita. Vedo ritornare vecchi pregiudizi anti-impresa e l’idea dello Stato imprenditore, tendenza Mazzuccato. Non possiamo interpretare questo rapporto come un’alleanza strutturale in cui pur di andare d’accordo si sacrificano tratti fondamentali della nostra identità”.

    “Non credo d’essere il solo a pensare che serve un cambio di marcia e che si debba spingere sul lavoro. È un punto di vista molto diffuso tra i militanti e gli elettori del Nord”, sottolinea il primo cittadino di Bergamo. Secondo Gori serve quindi un congresso: “Zingaretti lo sa, tanto che per primo, a dicembre, ha annunciato un grande congresso di ‘rifondazione’. Bene, facciamolo. Lui stesso è consapevole di aver condotto il partito a fare scelte diverse da quelle con cui si era candidato. A cominciare dalla ‘alleanza strategica’ con M5s, che è cosa ben diversa da una necessaria collaborazione di governo”. Il congresso deve tenersi – secondo Gori – il prima possibile: “Perché in autunno potrebbe essere troppo tardi per salvare il Paese”.

    La replica dal Pd

    “Il gruppo dirigente del Pd mai è stato coeso come ora”, afferma Goffredo Bettini, che in un’intervista a Repubblica blinda Zingaretti, di cui è consigliere. “Invece Gori, all’improvviso, ha posto la questione assai destabilizzante di una presunta insufficienza di Zingaretti. Tutto legittimo. Ma c’è un’evidente ingenuità rispetto ai tempi che ha scelto: siamo nel mezzo di una fase drammatica e al tempo stesso non priva di possibilità di riscatto. E c’è anche una gigantesca questione di merito: Zingaretti ha preso il Pd con i sondaggi al 15%, diviso, senza linea politica e antipatico alla gran parte degli italiani. Lo ha unito, rafforzato elettoralmente e ne ha fatto il pilastro di un governo che ha emarginato la destra sovranista e affrontato finora la pandemia con dignità e serietà. Ritengo importante che resti segretario del Pd”.

    A Gori ha riposto anche il capogruppo Pd al Senato, Andrea Marcucci, intervistato dal Corriere della sera. “Ora non è il momento di parlare di leadership ma di impegnarsi per il Paese. Detto questo, apprezzo molto il sindaco Gori, lo reputo capace di amministrare bene la sua comunità e di esprimere idee innovative e utili per il Partito democratico ma, ripeto, ora non è ancora il momento giusto per mettere in discussione la leadership”, ha dichiarato Marcucci.

    “Quello che succede nel Pd non sono fatti nostri”, commenta in un tweet il leader di Azione Carlo Calenda. “Però vorrei che quelli del ‘potevi restare dentro e portare avanti le tue idee’ riflettessero sulla reazione, tra l’indignazione e il dileggio, di tutto il partito alle parole pacate e condivisibili di Giorgio Gori”.

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