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    Giuseppe Sala: “Smart working non è normalità. Come vivono le persone se la città è vuota?”

    Il sindaco di Milano Beppe Sala
    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 14 Lug. 2020 alle 17:06 Aggiornato il 14 Lug. 2020 alle 17:40

    “È evidente che una parte della città è ferma perché qualcun altro non lavora in presenza. Capisco che c’è una necessità di smart working, però non consideriamola normalità. Se dovessimo considerarlo normalità dovremmo ripensare interamente la città e ripensare la città richiede tempo”.

    Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, torna a parlare dello smart working. In queste settimane, il sindaco si è più volte espresso sul tema, scatenando non di rado anche diverse polemiche. A fine giugno Sala affermava: “A mio giudizio oggi è il momento di tornare a lavorare perché l’effetto grotta per cui siamo a casa e prendiamo lo stipendio ha i suoi pericoli”.

    Ultimamente il primo cittadino ha fatto parlare di sé anche per le considerazioni sulla disparità di costo della vita tra nord e sud Italia, pronunciate il 9 luglio durante una diretta Facebook organizzata dai giovani del Partito Democratico sotto l’etichetta InOltre-Alternativa Progressista. Il sindaco aveva spiegato che, a suo parere, è “intrinsecamente sbagliato” che, ad esempio, un dipendente pubblico a parità di ruolo e funzione guadagni lo stesso stipendio a Milano e a Reggio Calabria.

    Questa volta Sala è intervenuto ai microfoni di Sky TG24:  “Mi dicono che difendo bar e ristoranti, certo che li difendo, ma non penso solo a loro, penso ai taxi, a tutto il mondo dello spettacolo, gente che normalmente non ha un contratto a tempo indeterminato, vive se lavora. Che cosa fanno queste persone se la città è vuota?”.

    Leggi anche: Beppe Sala a TPI: “Se tornassi indietro, parlerei di meno. Non so se mi ricandido a sindaco di Milano”

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