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    Europee, Majorino (Pd) a TPI: “Non c’è solo Salvini, a Milano ha vinto il centrosinistra”

    Pierfrancesco Majorino . Credit: ANSA/FLAVIO LO SCALZO

    TPI intervista l’assessore milanese alle Politiche sociali, neoeletto deputato europeo per il Pd

    Di Giulia Riva
    Pubblicato il 27 Mag. 2019 alle 21:32 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 01:55

    Europee Majorino | Quarantasei anni appena compiuti, milanese doc, separato, ha un figlio. Barba e capelli biondo cenere, con un piccolo ciuffo bianco – che lo contraddistingue – a delineare il lato sinistro del labbro superiore. Si avvicina alla politica da ragazzo, militando tra le fila dei Democratici di sinistra.

    A 21 anni è nominato presidente nazionale dell’Unione degli studenti e della Rete studentesca. Nel giugno del 2011 il sindaco Giuliano Pisapia lo chiama a far parte della giunta di Milano: gli affida la delega alle Politiche sociali e alla Cultura della salute. Ha contribuito a istituire il Registro delle unioni civili e il Registro delle dichiarazioni anticipate di fine vita. Con l’arrivo di Beppe Sala alla guida del capoluogo lombardo, continua il suo impegno come assessore alle Politiche sociali.

    TPI ha intervistato Pierfrancesco Majorino, neoletto parlamentare europeo per la circoscrizione Nord Ovest. Uno che – quando gli si augura “In bocca al lupo” – risponde “Viva!” [Chi sono gli italiani eletti Parlamento europeo].

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    Novantamila voti in suo favore: è sul podio milanese del Partito democratico insieme a Pisapia e ad Irene Tinagli. Si aspettava una vittoria in questi termini?

    Sono molto contento del risultato che abbiamo ottenuto a Milano, in generale, come partito. I risultati in città dimostrano che c’è un’alternativa vera, presente, a Matteo Salvini. Abbiamo ottenuto un risultato molto significativo: qui la Lega è stata costretta a inseguire. Poi ovviamente sono molto felice del mio risultato personale, non mi aspettavo un sostegno così ampio. Soprattutto dal cuore della città, dove in 40mila hanno scritto il mio nome sulla scheda. È un incoraggiamento a insistere col mio lavoro.

    Con il 36 per cento delle preferenze il Pd resiste a Milano. Anzi: vince. Che lettura dà di questa circostanza, oltre a esserne ovviamente felice? Non c’è il rischio che – come spesso accade – Milano non sia lo specchio del Paese reale? Qui +Europa avrebbe superato tranquillamente la soglia di sbarramento del 4 per cento…

    Io credo che intanto si debba dire che qui andiamo avanti con molta coerenza sui nostri princìpi. Non cediamo mai di un passo. In questi anni abbiamo portato avanti anche battaglie politiche molto scomode – come quelle sull’accoglienza – eppure vinciamo. Evidentemente servono determinazione e unità.

    Essere più moderati sui contenuti non sempre porta consenso. Peraltro i primi risultati che emergono dalle amministrative sono una conferma. Vengono confermate amministrazioni molto importanti del centrosinistra come Firenze e Bergamo, ad esempio. Sono la dimostrazione che non esiste solo Salvini. Questo è il punto. C’è anche chi non ha nessuna intenzione di andarsi a schiantare con lui. Questo lo si vede dai risultati: bisogna solo crederci, insistere.

    E a Salvini cosa risponde? Perché lui in conferenza stampa ha anche detto “Sì, è vero, a Milano non abbiamo vinto, ma rispetto all’ultima tornata elettorale abbiamo eroso molti voti agli avversari”. È solo questione di tempo, secondo lui.

    In realtà no, perché noi siamo andati meglio oggi rispetto alle elezioni del 2016 e anche a quelle del 2018. Però se lui vuole continuare a ripetere questa cosa, per noi è meglio: vinceremo anche nel 2021.

    Il sindaco Sala si è mantenuto cauto. Ha commentato i primi dati dicendo che a Milano non cambia nulla. In realtà la sua vittoria cambia le carte in tavola: in Europa come in città. Ci sarà un rimpasto? Chi prenderà il suo posto di assessore alle Politiche sociali?

    Questa decisione ovviamente spetta al sindaco, ma di certo si troverà un sostituto: non si possono far bene contemporaneamente due cose così impegnative come il parlamentare europeo e l’assessore milanese. Tra un mese ci sarà un avvicendamento, un passaggio di testimone. Ma verrà garantita continuità sul piano dell’azione politica.

    Ha in mente qualche nome papabile?

    No, questo va chiesto al sindaco. Sicuramente sceglierà la persona migliore.

    La prima cosa che farà lei, quando arriverà a Bruxelles?

    Mi piacerebbe molto capire subito come dare una mano per affrontare la lotta alla disoccupazione e alla povertà. Bisogna impegnarsi immediatamente su questo terreno.

    Abolirà la povertà, come Luigi Di Maio?

    No, quella è una chiacchiera inutile. Peraltro – come s’è visto – la gente non ci casca. Però si devono introdurre, a livello europeo, alcuni temi con molta più forza di prima: il sussidio per i disoccupati e il salario minimo, ad esempio. Bisogna intervenire al più presto in quella direzione.

    Immagino abbia ricevuto tanti messaggi d’auguri e di congratulazioni. Quello che l’ha colpita di più?

    Ce ne sono vari. Sicuramente quelli che sono arrivati dal mondo dell’associazionismo e dei servizi a persone con disabilità mi fanno molto molto piacere. Vado a Bruxelles, ma rimarrò ancorato – ancoratissimo – al territorio.

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