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    Enrico Letta: “Ora sono grato a Renzi per la sua brutalità. Da quel giorno colleziono campanelle”

    Enrico Letta e Matteo Renzi durante il tradizionale suono della campanella utilizzata dal premier per dare inizio alle riunioni del Cdm a Palazzo Chigi, Roma 22 febbraio 2014 ANSA/ DI MEO
    Di Clarissa Valia
    Pubblicato il 20 Mag. 2021 alle 13:37 Aggiornato il 20 Mag. 2021 alle 13:42

    “A distanza di 7 anni sono sinceramente grato a Renzi per la brutalità di quel momento. Se mi avesse fatto fuori in modo soft, proponendo soluzioni compensative come avviene in questi casi, non so se avrei trovato la forza per cambiare lavoro, città, nazione, vita“. Enrico Letta ripercorre in un’intervista rilasciata al settimanale 7 (Corriere della Sera) quel fatidico 22 febbraio 2014, il giorno della consegna della campanella del Consiglio dei ministri nelle mani di Matteo Renzi che quel posto glielo aveva appena soffiato, dopo il celeberrrimo “Enrico stai sereno“.

    Oggi Letta è tornato e si è preso la sua rivincita. Il nuovo segretario del Pd racconta il suo ritorno in scena a pochi giorni dall’uscita del suo libro “Anima e cacciavite proprio a partire da quell’episodio di Palazzo Chigi: “Tutti mi dissero che ero stato troppo rancoroso, ma stavo inaugurando una fase nuova della mia vita e volevo entrarci all’insegna della trasparenza“. Da quel giorno “colleziono campanelle, me ne regalano di continuo“, dice Letta. E aggiunge: “anche all’Italia ogni tanto servirebbe una campanella per obbligarci a cambiare abitudini che facciamo fatica a lasciare“.

    Sulla scelta del partito di richiamarlo al Nazareno, Enrico Letta confessa a Massimo Gramellini: “So perché mi hanno chiamato: La Curia non si metteva d’accordo e aveva bisogno di un Papa straniero“. Ci ha messo quattro giorni per decidere se accettare. “Quando ho prenotato l’aereo per Roma. Anzi no, quando sono arrivato sotto casa e ho trovato le telecamere ad aspettarmi… Lì ho ancora avuto la tentazione di dire al tassista di tornare indietro. Poi ho pagato la corsa e sono sceso”.

    Parlando del suo “nemico” al governo Matteo Salvini, Letta confessa: “Per la dote ai diciottenni sarei disposto a venire a patti anche sulla legge elettorale. Il mio sogno è trattenere i ragazzi italiani in Italia, senza però farli restare in casa con mamma e papà fino a trent’anni. Il problema principale del nostro Paese è che non fa più figli”.

    Per quanto riguarda il premier Mario Draghi, il segretario dem dice: “Lo vedo molto determinato, stimolato intellettualmente e affascinato da questo nuovo impegno. Ci trova gusto. Negli incontri con lui ho sempre da imparare“. “Sono contento di aver convinto Draghi a inserire nel piano di rilancio una clausola di premialità a favore delle aziende che assumono giovani e donne”, aggiunge.

    Ma il problema di Letta resta quello di riconquistare quella parte di elettorato che ha deciso di non votare più Pd: “Basta con il partito della Ztl“, il Pd della classe dirigente che vive nei centri storici delle grandi città. “Per me esiste un solo diritto, il diritto al futuro, che riunifica i diritti sociali e quelli civili: sostenibilità, lavoro e identità”, conclude Letta.

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