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    Il discorso di Conte sui migranti: “Torneremo alla precedente versione del decreto sicurezza”. Ecco cosa potrebbe cambiare

    Di Madi Ferrucci
    Pubblicato il 9 Set. 2019 alle 14:26 Aggiornato il 9 Set. 2019 alle 14:57

    Il discorso di Conte sui migranti: “Torneremo alla precedente versione del decreto sicurezza”. Ecco cosa potrebbe cambiare

    Il premier Conte durante il suo discorso a Montecitorio di oggi, lunedì 9 settembre 2019, per il primo voto di fiducia alla Camera dei Deputati al governo Pd-M5S è intervenuto sulla questione migranti, fornendo alcune anticipazioni su una possibile modifica dell’attuale decreto sicurezza bis in vigore: “Rivedremo la disciplina in materia di sicurezza alla luce delle osservazioni critiche formulate dal presidente della Repubblica, il che significa recuperare, nella sostanza, la formulazione originaria del più recente decreto legge, prima che intervenissero le integrazioni che, in sede di conversione, ne hanno compromesso l’equilibrio complessivo”, ha dichiarato.

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    Il riferimento di Conte alla “formulazione originaria” del decreto sicurezza bis, si riferisce probabilmente al testo che era stato “criticato” dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella già a maggio e di cui il 20 maggio fu rinviata l’approvazione. Allora il premier Conte spinse per fermare il via libera al decreto ne rimarcò le criticità dal punto di vista costituzionale, ricordando i richiami del presidente della Repubblica. Due mesi dopo, il 25 luglio il Decreto sicurezza è stato approvato alla Camera, e il 5 agosto ha ricevuto anche il via libera del Senato con 160 voti a favore.

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    L’8 agosto Mattarella firma il decreto ma invia una lettera ai Presidenti di Senato, Camera e Consiglio dei Ministri (rispettivamente Maria Elisabetta Alberti Casellati, Roberto Fico e Giuseppe Conte) con le sue annotazioni: “Non posso fare a meno di segnalare due profili che suscitano rilevanti perplessità”. I dubbi riguardavano: “La sanzione amministrativa pecuniaria applicabile che è stata aumentata di 15 volte nel minimo e di 20 volte nel massimo, determinato in un milione di euro” e il fatto che il sequestro della nave non dipendesse più come in precedenza “dalla reiterazione della condotta” ma potesse essere disposto immediatamente. L’altro punto riguardava il fatto che la violazione della norma era indipendente dal numero dei migranti presenti sulla nave: “non è stato introdotto alcun criterio che distingua quanto alla tipologia delle navi, alla condotta concretamente posta in essere, alle ragioni della presenza di persone accolte a bordo e trasportate”.

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    Il presidente Mattarella a sostegno dei suoi dubbi faceva appello ad una sentenza della Corte Costituzionale, la n. 112 del 2019, in cui si ribadiva “la necessaria proporzionalità tra sanzioni e comportamenti” e ricordava l’esistenza del diritto internazionale che prescrive che “ogni Stato deve esigere che il comandante di una nave che batta la sua bandiera, nella misura in cui gli sia possibile adempiere senza mettere a repentaglio la nave, l’equipaggio e i passeggeri, presti soccorso a chiunque sia trovato in mare in condizioni di pericolo”. Il diritto internazionale entrava quindi in conflitto con il decreto sicurezza bis nella formulazione firmata dallo stesso Mattarella.

    Il secondo rilievo riguardava la non applicazione della causa di non punibilità per “tenuità del fatto” in caso di reati contro i pubblici ufficiali.  Questo – sosteneva Mattarella – “impedisce al giudice di valutare la concreta offensività delle condotte” e nel caso di oltraggio “solleva dubbi sulla conformità al nostro ordinamento e sulla ragionevolezza nel perseguire in termini così rigorosi condotte di scarsa rilevanza”, che possono riguardare anche casi che non generano “allarme sociale”. In pratica, il Capo dello Stato, riteneva che in caso ad esempio di un tenue diverbio con un pubblico ufficiale il giudice dovesse avere la possibilità di applicare la “lieve entità”, evitando di conferire un pena troppo gravosa in rapporto al reato.

    Ma torniamo a Conte e al suo discorso, se il premier volesse far valere le critiche di Mattarella ripristinando una versione più morbida del decreto, dovrebbe tornare a far dipendere la sanzione amministrativa anche dai punti rilevati dal presidente Mattarella: cioè il numero dei migranti a bordo, il tipo di imbarcazione e la condotta tenuta dalla nave. La sanzione potrebbe inoltre essere più bassa. Gli altri dubbi riguardavano l’ammontare della sanzione amministrativa slegata dall’aggravante della “reiterazione della condotta”. Anche questo punto dunque potrebbe saltare. Infine potrebbe essere reintrodotta la possibilità di applicare il criterio di “non punibilità” nel caso in cui il reato contro un pubblico ufficiale sia reso meno grave dalla “tenuità del fatto”, come nel  caso di un diverbio.

    Nel suo discorso Conte ha aggiunto che “l’epocale fenomeno migratorio, va gestito con rigore e responsabilità, perseguendo una politica modulata su più livelli, basata su un approccio non più emergenziale, bensì strutturale, che affronti la questione nel suo complesso, anche attraverso la definizione di un’organica normativa che persegua la lotta al traffico illegale di persone, ma che si dimostri capace di affrontare più efficacemente i temi dell’integrazione, per coloro che hanno diritto a rimanere e dei rimpatri, per coloro che non lo hanno”.

    Forte il richiamo anche alle responsabilità dell’Unione Europea e alla necessità di una solidarietà di tutti gli Stati membri nella gestione del fenomeno migratorio: “In materia di immigrazione non possiamo più prescindere da un’effettiva solidarietà tra gli Stati Membri dell’Unione Europea. Questa solidarietà finora è stata annunciata, ma non ancora realizzata. Ho rappresentato con convinzione questa nostra visione ai principali leader europei e continuerò a farlo nel governo che sta nascendo, nei rapporti con i Paesi partner e i nuovi vertici europei, da subito con iniziative concrete che devono farci uscire, tra l’altro, da gestioni emergenziali. Su questo le nostre strutture sono già al lavoro. Ma anche con azioni lucide e coerenti con il nostro approccio, come ad esempio l’istituzione di corridoi umanitari europei”, ha detto Conte.

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    Il leader della Lega e ormai ex ministro dell’Interno Matteo Salvini ha risposto alle parole di Conte dalla piazza di fronte a Montecitorio, durante la manifestazione del suo partito e di Fratelli d’Italia contro il governo giallo-rosso: “I veri dittatori sono lì dentro, asserragliati nel palazzo. Ma loro sono il passato. Se proveranno a cancellare Quota 100 non li facciamo uscire più da quel palazzo. E se proveranno a riaprire i porti, i porti li chiudiamo noi tutti insieme. Dovranno passare sul mio corpo”, ha dichiarato.

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