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    Perché Mattarella potrebbe bocciare il decreto sicurezza bis, approvato ieri in Senato

    Di Laura Melissari
    Pubblicato il 6 Ago. 2019 alle 08:26 Aggiornato il 6 Ago. 2019 alle 10:45

    Decreto sicurezza bis: i dubbi del Quirinale. Ecco perché Mattarella potrebbe bocciarlo

    Pene eccessive per le ong, rispetto alle condotte contestate: è questo uno dei principali dubbi del Quirinale sul decreto sicurezza bis, che ieri ha ricevuto il via libera definitivo del Senato per la conversione in legge. (Qui il testo, punto per punto). Alcuni commentatori avanzano l’ipotesi che Mattarella possa decidere di esprimere una riserva sulla legge, oppure che possa inviare una lettera di accompagnamento alla promulgazione.

    Decreto sicurezza bis: cosa cambierà per le ong e il soccorso dei migranti

    Ciascuna legge che riceve il via libera dei due rami del parlamento deve essere poi promulgata dal presidente della Repubblica, come stabilisce l’articolo 87 della Costituzione.

    Il Presidente può tuttavia rinviare alle Camere una legge per una nuova deliberazione, ma deve comunque promulgare alla successiva deliberazione del Parlamento. Si parla in questo caso di “rinvio” o di veto sospensivo.

    Se il parlamento approva per la seconda volta la legge in questione il Capo dello Stato è costretto a promulgarla, così come stabilisce l’articolo 74 della costituzione italiana, secondo cui: “Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, con messaggio motivato inviato alle Camere può chiedere una seconda deliberazione. Se le Camere approvano nuovamente la legge deve essere promulgata”.

    Il Presidente della Repubblica in sede di rinvio può rilevare difetti sostanziali (la legge è in contrasto con i dettati costituzionali) oppure vizi formali (difetti sul procedimento legislativo) ed in entrambi i casi spetta a lui porre il primo vero sindacato (preventivo) della legge.

    I dubbi sul decreto sicurezza bis

    Il presidente Mattarella potrà quindi comportarsi come aveva già fatto in occasione del primo decreto sicurezza, quando inviò al governo una lettera in cui spiegava i suoi dubbi, tra cui i diritti degli immigrati, garantiti dalla Costituzione e dal diritto internazionale.

    In questo caso, il decreto sicurezza bis dà al ministro dell’Interno poteri molto ampi, che non hanno precedenti. Il titolare del Viminale può limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi dei migranti per motivi di ordine pubblico e sicurezza pubblica. E prevede multe da 150mila a un milione di euro al comandante della nave che non rispetta l’alt del ministro.

    Secondo il quotidiano Repubblica, è “inutile girarci attorno: questa legge è quanto di più lontano ci possa essere culturalmente da un cattolico democratico come Sergio Mattarella”.

    Le riserve del Quirinale non riguardano solo la prima parte del decreto sicurezza bis, quella che si occupa di migranti, ma anche la seconda, che disciplina l’ordine pubblico.

    L’articolo 7, che riguarda le manifestazioni in luogo pubblico, introduce circostanze aggravanti, per i reati di violenza, minaccia o resistenza a un pubblico ufficiale, e di violenza o minaccia a un corpo politico. La legge prevede sanzioni per l’oltraggio al pubblico ufficiale e per chi offende il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio.

    Il decreto inoltre trasforma da violazioni amministrative in reati le azioni di chi si oppone alle forze dell’ordine con qualsiasi tipo di resistenza.

    Cosa succederà quindi? Non resta che attendere i prossimi 30 giorni.

    In ogni caso, qualunque sarà la decisione di Mattarella, molti giuristi pensano che questa legge alla fine sarà smontata dalla Corte costituzionale.

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