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    Spazi pubblici concessi “solo a chi condanna fascismo e comunismo”: polemica per la mozione del comune leghista di Dalmine

    Credits: Antonio Melita/Pacific Press via ZUMA Wire
    Di Carmelo Leo
    Pubblicato il 29 Set. 2020 alle 14:25 Aggiornato il 29 Set. 2020 alle 15:27

    Dalmine, spazi pubblici “solo a chi condanna fascismo e comunismo”

    Scoppiano le polemiche a Dalmine, comune della Bergamasca amministrato da una maggioranza formata da Lega e alcune liste civiche: una mozione approvata in consiglio comunale nei giorni scorsi prevede che da oggi gli spazi pubblici vengano concessi solo a chi condanna “regimi e ideologie ispirate al nazismo e al fascismo”, ma anche al “comunismo nonché ai radicalismi religiosi”. Secondo chi ha promosso la mozione, la decisione ha l’obiettivo di adattarsi alle normative europee che prevedono la condanna dei regimi totalitari: “Nel 2019 una risoluzione approvata dal parlamento europeo – ha detto il sindaco Francesco Bramani – equiparava nazismo, fascismo e comunismo, integrando un precedente dispositivo del 2006. Pertanto con questa mozione andiamo finalmente a subordinare l’autorizzazione di richieste di occupazione del suolo pubblico, spazi e sale di proprietà del Comune al rispetto della Costituzione Italiana a quanto raccomandato dall’Unione europea”.

    La decisione impegna l’assemblea a modificare il regolamento di polizia urbana che, dal 2017, prevede l’obbligo di dichiararsi antifascisti per ottenere l’uso degli spazi pubblici come le piazze. I gruppi di opposizione hanno votato tutti contro e promettono adesso di impugnare il provvedimento. La mozione del consiglio comunale di Dalmine ha scatenato anche le proteste dell’Anpi, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia: “Questa mozione – si legge in un comunicato – svilisce e calpesta la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza alla quale hanno partecipato migliaia di comunisti. E offende, inoltre, la memoria dei partigiani dalminesi”. L’Anpi ha anche organizzato un presidio per sabato prossimo, minacciando “azioni legali nei confronti di un’amministrazione comunale che ha deciso, deliberatamente, di non rispettare la Costituzione Italiana nata dalla Resistenza antifascista”.

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