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    Covid, Conte difende l’operato del governo: “Non siamo andati in vacanza, se non avessimo lavorato saremmo già in lockdown”

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 9 Nov. 2020 alle 08:46 Aggiornato il 9 Nov. 2020 alle 10:37

    Covid, il premier Conte: “Il governo non è mai andato in vacanza”

    “Il governo non è andato in vacanza”: il premier Conte difende l’operato dell’esecutivo nella gestione dell’epidemia di Covid. In una lettera inviata al quotidiano La Repubblica, infatti, il presidente del Consiglio scrive: “Non posso accettare che passi il messaggio di un presidente e di un governo che hanno abdicato ai propri doveri approfittando della pausa estiva, che un solo weekend passato al mare o una singola cena a margine di un appuntamento istituzionale vengano così strumentalmente sottolineati”.

    Conte quindi aggiunge: “Chiarisco, allora, che questa estate non ho mai concesso pause alla mia attività istituzionale. Anche nel mese di agosto sono stato sempre immerso nello studio dei vari dossier e nella soluzione dei vari problemi, avendo cura, insieme ai ministri competenti e ai vari esperti, che la piena ripresa delle varie attività sociali ed economiche avvenisse in piena sicurezza” sottolineando che “anche nel periodo più caldo agostano ho preferito non allontanarmi da Palazzo Chigi, rimanendo a mezz’ora dal mio ufficio e continuando a fare riunioni pressoché quotidiane da remoto”.

    Secondo il premier “se davvero in estate avessimo mollato la presa oggi non potremmo contare sul rafforzamento dei nostri strumenti di difesa e vivremmo già in pieno lockdown generalizzato. Se oggi possiamo permetterci interventi mirati e differentemente dosati in base alle condizioni di effettiva criticità dei territori – continua Conte – è perché non ci siamo mai fermati”. Il presidente del Consiglio, quindi, sottolinea gli sforzi fatti e i risultati ottenuti: “Oggi abbiamo il doppio dei posti letto in terapia intensiva rispetto all’inizio dell’emergenza; abbiamo immesso nei servizi sanitari 36.000 nuovi medici e infermieri; mentre all’inizio dell’emergenza riuscivamo a fare 25.000 tamponi oggi arriviamo a farne 230.000 e siamo predisposti a farne molti di più; in primavera stentavamo a reperire dispositivi di protezione individuale anche per le categorie professionali più esposte, mentre oggi siamo pienamente autosufficienti e le distribuiamo gratuitamente ogni giorno a studenti, docenti, personale sanitario e forze di sicurezza. Senza gli innumerevoli tavoli di confronto, i 12 mila cantieri che hanno consentito di avere 40 mila aule in più, le gare per banchi e dispositivi digitali, non avremmo mai visto i nostri ragazzi rientrare in classe”.

    Conte conclude quindi la sua missiva: “Si può certo mettere in discussione la piena efficacia degli sforzi organizzativi sin qui compiuti. Ma non è corretto paragonare l’azione dell’esecutivo a quella delle cicale, che oziano e friniscono nella canicola. Non ricerchiamo alibi: possiamo e dobbiamo fare di più. Ma non abbiamo mai tirato i remi in barca”. Il premier, infine, sottolinea: “Questo governo non ha la bacchetta magica, ma ha le maniche della camicia sempre ben arrotolate, da quando è iniziata la pandemia. Dobbiamo prendere atto che siamo alle prese con uno tsunami che sta scuotendo l’intera Europa mettendo in difficoltà tutti i Paesi”.

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