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    Coronavirus, il ministro Provenzano: “Dovremo aiutare anche chi ha lavoro in nero”

    Il ministro Provenzano Credit: Ansa
    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 24 Mar. 2020 alle 16:34 Aggiornato il 24 Mar. 2020 alle 16:43

    Coronavirus, il ministro Provenzano: “Dovremo aiutare anche chi ha lavoro in nero”

    “Se la crisi si prolunga dovremo prendere misure universalistiche per raggiungere anche le fasce sociali più vulnerabili, incluso chi ha un lavoro in nero”. Il ministro per il Sud e la Coesione sociale Giuseppe Provenzano, intervistato da Federico Fubini per il Corriere della Sera, apre alla possibilità – se sarà necessario – di aiutare economicamente le categorie più deboli colpite dalle conseguenze economiche legate all’epidemia del Coronavirus in Italia, inclusi i lavoratori non in regola.

    “Inutile nasconderselo, l’economia meridionale ha una vasta zona grigia di sommerso che ha riflessi anche sull’economia legale. E le misure che il governo ha messo in campo fin qui hanno privilegiato l’emerso, com’era inevitabile”, risponde il ministro al giornalista, che gli chiede come si possa aiutare chi lavora in nero. “Ma se la crisi si prolunga dobbiamo prendere misure universalistiche per raggiungere anche le fasce sociali più vulnerabili: le famiglie numerose, oltre a chi lavorava in nero. Non basta la cassa integrazione in deroga per gli artigiani”.

    Per quanto riguarda le possibili misure, Provenzano sottolinea: “Va fatto di più sulle infrastrutture sociali e per ridurre i divari. Per la verità, lo avevamo messo in cantiere nel piano Sud 2030. Tragedie come questa uniscono un Paese, ma ne mettono anche in risalto le linee di faglia. Ad esempio, fra chi può lavorare in smart working e chi subisce un divario digitale”.

    Alcuni giorni fa aveva aperto alle polemiche la dichiarazione di Virginia Raggi, sindaca di Roma, che si era detta “vicina” a chi ha perso il lavoro in nero. Sul tema si è espressa anche la ministra del lavoro Catalfo: “Il lavoro nero non dovrebbe esistere”, ha dichiarato. “Anche se spesso è proprio il lavoratore il soggetto debole. Quindi no al lavoro nero, sì a quello contrattualizzato. E per chi è in difficoltà c’è il reddito di cittadinanza, che è anche uno strumento per combattere il nero”.

    Critiche alla dichiarazione del ministro sono arrivate dall’opposizione. “Pensavo di averle viste tutte ma mi mancava un ministro che chiede allo Stato di sostenere anche chi lavora al nero”, ha dichiarato Roberto Calderoli, vicepresidente leghista del Senato. “Forse Provenzano lo ignora ma chi lavora in nero ruba a tutti e usufruisce senza mettere un euro dei servizi finanziati da chi le tasse le paga, e quindi ruba due volte”.

    “L’intervista del ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, è una provocazione per quelle migliaia di imprenditori che lavorano nella legalità, pagano le tasse fino all’ultimo centesimo e oggi sono preoccupati per il loro futuro e per quelle decine di migliaia di lavoratori che hanno combattuto per decenni per vedersi riconosciuti i loro diritti e che magari dal Mezzogiorno sono stati costretti ad emigrare al Nord per trovarsi un posto di lavoro regolare, legale”, commenta la vicepresidente del gruppo Forza Italia al Senato, Licia Ronzulli.

    “Abbiamo il dovere di offrire alternative, con investimenti, creando lavoro buono e con sostegni”, ha detto Provenzano in un’altra intervista. “Se non lo facciamo noi l’alternativa la offrono altri, la criminalità organizzata, a chi lavora in nero. Anche il sommerso sarà colpito dalla crisi, per evitare che ce lo troviamo dopo dobbiamo offrire una alternativa”.

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