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    La sobrietà del Veneto che non rinuncia a Vinitaly e non si piega al Coronavirus

    Di Piero Luigi Sevolta
    Pubblicato il 27 Feb. 2020 alle 11:42 Aggiornato il 27 Feb. 2020 alle 12:04

    “Noi abbiamo l’alcool che ci protegge”. Era rimasta lì, a galleggiare nel web come una boa rossa in un giorno di mare grosso, la risposta dell’avventore di un bar di Vo Euganeo alla giornalista che lo incalzava sul suo stato di preoccupazione per il possibile focolaio di coronavirus.

    Da quella battuta, che per una meravigliosa sinonimia è diventata virale, emergeva la vera preoccupazione dell’intervistato: che il ghiaccio del suo spritz si sciogliesse prima che la telecronista avesse finito di interpellarlo.

    Abbiamo riso, tanto, ma non immaginavamo che una boutade involontaria diventasse, pochi giorni dopo, la vera linea programmatica della Regione Veneto nel contrasto al virus.

    Il Vinitaly si farà. Lo annuncia a gran voce il direttore generale di Verona Fiere Giovanni Mantovani, con una decisione concertata assieme al sindaco di Verona Federico Sboarina e al governatore Luca Zaia.

    Il mondo del vino saprà riportare ottimismo e forza all’economia italiana, secondo le parole degli organizzatori che no, non sono i tre ragazzi seduti al bar di Vo. L’alcool ci protegge, e guarisce le ferite al tessuto economico.

    Il Vinitaly è praticamente l’unica manifestazione fieristica a non aver subito sospensione o slittamento. Tutte le altre, in qualsiasi regione focolaio o meno, sono state rinviate a data da destinarsi. Ma non il vino, non in Veneto.

    D’altra parte, che l’alcool abbia un grande potere curativo, lo insegna la cultura popolare. Veneta, ovviamente. Negli studi medici regionali, al posto del giuramento d’Ippocrate, è appesa al muro la tavola dei rimedi più efficaci per una serie di patologie.

    Vediamo quindi come per le patologie depressive sia più indicato un rosso corposo come il Cabernet Sauvignon, mentre per la stanchezza, spesso sintomo di immunodeficienza, vada meglio un bianco beverino come il Pinot. L’Amarone di Valpolicella, invece, si configura come una vera e propria panacea per tutti i mali, garanzia com’è di una vita sana e bella.

    Il Vinitaly si farà, e molto probabilmente sarà il solito successo. È la faccia di una regione che non si vuole piegare, ma che non disdegna piegare il gomito. E chissà che, tra le tante degustazioni dei cento migliori vini italiani, non emerga qualche nuovo abbinamento eno-farmacologico specificamente pensato per la situazione sanitaria di questi giorni.

    Ne propongo uno: Se ti se sta contagiato/en bicer de Torcolato. Se ti ghe el Virus corona/bevi el vino di Verona. Più chiaro di così.

    P.s.: si scherza, ovviamente. Con questa decisione, i veneti che ironicamente amiamo disegnare come amanti del buon bere dimostrano di conoscere ben più di altri il valore della sobrietà. La sobrietà, ad esempio, è non farsi contagiare dalla sbronza collettiva di paura e psicosi, è riconoscere lucidamente che l’economia è un pilastro, e il buon senso pure. E che si può essere più sobri di tutti anche con uno spritz in mano.

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