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    Il treno deragliato a Lodi e la strage infinita dei morti sul lavoro: 7mila vittime in 10 anni

    Di Giulio Cavalli
    Pubblicato il 6 Feb. 2020 alle 11:20 Aggiornato il 6 Feb. 2020 alle 11:26

     

    Il treno deragliato a Lodi e la strage infinita dei morti sul lavoro

    La vicenda del treno ovviamente ci tocca, tocca tutti: prendere un treno è un atto così ordinario che fa sentire la morte vicina e possibile. Però i due macchinisti sul Frecciarossa che si è schiantato dalle parti di Lodi sono due lavoratori, morti in servizio, mentre svolgevano il proprio mestiere.

    Sono 48 i morti sul lavoro dal primo gennaio di questo 2020: 48 persone che pagano pegno di una sicurezza che viene decantata ma che sembra sempre difficile mettere in pratica. 9 persone sono state schiacciate da un trattore: 9 persone, in un mese. E 108 persone sono morte mentre andavano o tornavano dal posto di lavoro.

    Nel 2019 ci sono stati 701 morti sul luogo di lavoro, in linea con i 702 dell’anno precedente, di cui 141 erano agricoltori: l’agricoltura rimane uno dei mestieri più a rischio. L’edilizia segue con 105 morti (il 15 per cento del totale), poi l’autotrasporto con 93 morti e poi l’industria con 61 morti nel 2019.  Il 29 per cento dei deceduti avevo più di sessant’anni: Giuseppina Marcinnò l’anno scorso è morta sul lavoro un sabato pomeriggio, aveva 66 anni. Le province con più morti sui luoghi di lavoro: Roma con 27 morti, Avellino 18 morti, Vicenza 17, Salerno 16, Torino, Bolzano, Brescia e Milano 15.

     

    Ogni anno una lunga lista di morti che scuotono le coscienze giusto il tempo della pubblicazione di qualche report per poi rientrare nella cappa di silenzio. Sui luoghi di lavoro in questi dieci anni sono morte più di 7.000 persone: si tratta di una città intera, sepolta. La Legge Fornero costringe ultrasessantenni a lavorare con meno riflessi e meno salute. La cancellazione dell’articolo 18 limita enormemente la capacità di un lavoratore di rifiutarsi di svolgere una mansione pericolosa. Oltre ai numeri ufficiali (che tengono conto solo degli assicurati Inail), c’è una schiera di lavoratori in nero che sfugge al conto generale.

    Il precariato ha aumentato ancora di più la disattenzione per la sicurezza sul lavoro: ottenere un mestiere è un sogno troppo agognato per poter essere messo in discussione dalle situazioni a rischio. Dietro alle morti sul lavoro c’è un paradigma economico che forse bisognerebbe avere il coraggio di mettere in discussione.

    A pensarci bene la politica sta lì proprio per questo. E invece tutti gli anni, da decenni, si ascoltano solo convenevoli condoglianze. Chissà quando si potrà davvero parlare di riforme serie, di doveri del datore di lavoro, del diritto dei lavoratori di tornare a casa la sera.

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