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    Sanremo: Morgan contro la Rai, Fiorello contro Ferro. E alla fine non si parla mai di canzoni

    Di Michele Monina
    Pubblicato il 7 Feb. 2020 alle 18:55 Aggiornato il 7 Feb. 2020 alle 18:56

     

    Sanremo, tra Morgan, Fiorello e Tiziano Ferro alla fine non si parla mai di canzoni

    Ma dimmi tu se davvero nel parlare del Festival e di cosa succede al Festival, l’unica cosa che non si riesce a affrontare sono proprio le canzoni, perché ne salta sempre fuori una. Roba da non credere. Solo che, nel giorno dei duetti, cioè delle canzoni che hanno fatto la storia del Festival Della Canzone Italiana reinterpretati in quasi tutti i casi con qualche ospite, a occupare l’attenzione sono due fatti che con le canzoni, onestamente, c’azzeccano poco. O meglio, uno c’entrerebbe pure, se pur incidentalmente, l’altro proprio no.

    I fatti sono questi. Alle prime luci dell’alba di ieri, cioè cinque minuti dopo la fine della puntata di mercoledì, chiunque sia nella rubrica di Morgan ha ricevuto una lettera da se medesimo firmata in compagnia di un avvocato. Lettera nella quale Morgan ci spiegava in maniera piuttosto puntigliosa come si è trovato a calcare le assi dell’Ariston quest’anno, partendo dall’ultima volta in cui ci sarebbe dovuto essere ma la Rai lo escluse per una intervista estortagli da Raffaele Panizza di Max in cui parlava del crack.

    Nella lettera, e qui arriviamo a Sanremo di quest’anno, Morgan lamenta che anche quest’anno la Rai starebbe tentando di farlo fuori. Il motivo è il suo arrangiamento della cover di Canzone per te di Endrigo, ritenuta da alcuni orchestrali troppo difficile, secondo lui, dissonante armonicamente, secondo loro. Questo fatto, visto che lui avrebbe dovuto sia cantare che dirigere l’orchestra e suonare il piano (nella lettera si sottolinea il carattere complesso di Morgan, più volte) avrebbe fatto saltare le prove di lui e Bugo, in realtà poco presente nella missiva, e avrebbe quindi posto i due a rischio eliminazione, nonostante Morgan abbia più volte provato a risolvere la cosa.

    Insomma, un empasse, per altro più volte paventato da chi guarda a Morgan come un artista poco affidabile, lettura assolutamente sbagliata di una delle menti più fertili della nostra generazione.

    Il fatto è che se la situazione risponde a quanto detto da Morgan ha ragione lui, un Do e un Si suonati allo stesso tempo possono convivere, amici orchestrali, non cagategli il cazzo. Nella lettera, per altro, lo stesso Morgan fornisce prova provata dell’esistenza e della avvenuta accoglienza dei canoni della dissonanza già a partire da tutto il Novecento, e che cazzo.

    Poi, siccome se una cosa può essere fatta male, si può sempre fare di peggio, durante la serata, verso le venti e trenta, ecco che arriva un nuovo messaggio di Morgan, che ci spiega che in realtà alla fine verrà fatta la sua versione, perché quella rigettata era in realtà quella data agli orchestrali da un sabotatore. Nel messaggio, lunghissimo, in realtà Morgan racconta anche dello sconcerto di Bugo, anzi, della sua incassatura, degli scazzi con le due discografiche, col direttore d’orchestra, con il mondo intero.

    Alla fine tutto è bene quel che finisce bene, dice Morgan, anche se hanno provato solo una volta e, si suppone, Bugo non sarà felicissimo. Fatto dimostrato dalla performance, coi due piuttosto tesi, e anche con l’ultimo posto in classifica, visto che a votare erano proprio gli orchestrali. Non proprio la giornata di Bugo, insomma.

    Ma se questa è una polemica che ha accompagnato la giornata, animando un po’ la monotonia della Sala Stampa, luogo che mi guardo bene dal frequentare, carico come è di giornalisti, la vera notizia del giorno è un’altra, talmente assurda da puzzare di gag. Tiziano Ferro starebbe sbroccando contro Fiorello. Prime avvisaglie l’altra sera, quando mentre attendeva impaziente di calcare le assi dell’Ariston si è lasciato andare a uno sfogo scomposto lanciando l’hashtag #Fiorellostattezitto, sollecitando Amadeus a chiamarlo prima dell’alba.

    La cosa non è ovviamente passata inosservata, al punto che oggi Amadeus ha difeso il suo amico lanciando scherzosamente l’hashtag di risposta #Fiorelloparlaquantovuoi durante la conferenza stampa, poi, ovviamente, ha anche provato a sdrammatizzare il tutto dicendo che i due si sarebbero sicuramente sentiti tra loro, passando oltre. Ma evidentemente Amadeus ha fatto i conti senza l’oste, e per oste si intende il cantante di Latina, che ieri ha ripreso lo stesso refrain, facendo un paio di storie a riguardo su Instagram, la prima giubilando per una scaletta che lo voleva in orario decente, il secondo lamentando invece che la scaletta reale lo vedeva nuovamente dopo mezzanotte.

    Nel mentre al Festival si comincia senza Fiorello e non a caso, alle nove e mezzo già tre erano i duetti ascoltati, quando il giorno precedente per ascoltare il primo si era dovuto aspettare le dieci passate. Niente Fiorello, però, non per Ferro, attenzione, ma per Benigni, probabilmente per la faccenda dei due galli nel pollaio. Uno dei quali evidentemente non è Ferro, dicono voci di corridoio, sempre più incazzato.

    Insomma, tutto bene. Come Amadeus ci ha abituato nelle ultime settimane. Ah, almeno la serata la vince Tosca, strepitosa con Silvia Perez Cruz in una versione poderosa di Piazza Grande di Dalla, prima su Cuore matto di Piero Pelù. Insomma, qualcosa di buono alla fine c’è stato.

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