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    Sul Quirinale è di nuovo sfida Letta-Renzi: ecco come il leader di Iv vuole scombinare i piani del segretario dem

    Credit: ANSA/ DI MEO
    Di Marco Antonellis
    Pubblicato il 5 Gen. 2022 alle 11:07 Aggiornato il 5 Gen. 2022 alle 11:48

    Ci risiamo: è sempre Letta contro Renzi, la politica del centrosinistra è ancora ferma allo “stai sereno”. Che è successo stavolta? Che Renzi sta già lavorando sottotraccia affinché con Draghi al Quirinale non sia il pisano Enrico Letta a mettere piede a Palazzo Chigi, a papparsi la presenza del Consiglio (e di conseguenza ad essere anche il più probabile candidato di centro-sinistra in vista delle prossime elezioni) e a prendersi la rivincita contro chi gli diede a suo tempo il benservito.

    Nella sfida, una parte importante la gioca Dario Franceschini: accantonati definitivamente i sogni di gloria riguardanti il Quirinale ora si è schierato a favore di Matteo Renzi nella disfida contro il segretario dem perché sarebbe lui l’uomo che il senatore semplice di Rignano vorrebbe piazzare a capo del governo. Ma nel “grande gioco” del centrosinistra si è inserito a pieno titolo anche Giuseppe Conte, il leader del MoVimento 5 Stelle. Anche lui, è passato dalla parte di Dario Franceschini: i rapporti con il segretario PD Enrico Letta volgono da tempo al freddo.

    I motivi del gelo tra i due segretari sono essenzialmente due: la “buca” che Conte ha dato a Letta in occasione delle suppletive dove si è rimangiato un accordo praticamente già fatto e gli ultimi contrasti sul Quirinale dove “Giuseppi” non ha rispettato il patto di consultazione stipulato con Letta e Speranza. Insomma, il “grande freddo” tra Conte e Letta sta favorendo Franceschini che presto potrebbe diventare la prima scelta del PD per Palazzo Chigi in caso di salita al Quirinale di Mario Draghi.

    Intanto, come anticipammo nelle scorse settimane, il 24 gennaio prenderà avvio quello che ha tutte le caratteristiche per diventare un grande pantano. Due sono le incognite che pesano come un macigno sull’elezione del Capo dello Stato. La prima si chiama Omicron: quanti grandi elettori saranno positivi alla fatidica data della prima convocazione? Come si farà a raggiungere i quorum previsti dalla prima e dalla quarta votazione?

    La seconda invece porta il nome di Silvio Berlusconi: a che punto della gara il leader di Forza Italia scenderà in campo oppure mollerà la presa? Fino a quale votazione, il suo nome terrà bloccato il centrodestra? Sono queste le domande che girano tra le segreterie dei partiti. Ma al momento non ci sono ancora risposte.

    Nel frattempo in Transatlantico c’è chi comincia a parlare di “lodo Zampetti”: il potente segretario generale del Quirinale auspicava proprio che le votazioni si avvicinassero il più possibile al 3 febbraio, data in cui scade il mandato del presidente Mattarella. Un cronoprogramma costruito ad arte, secondo i più maliziosi, con l’emergenza nazionale sul Covid come migliore alleato per spingere ad una comoda rielezione del presidente uscente. Una possibilità che ancora una volta, al di là del diniego del Capo dello Stato non può essere totalmente esclusa, tanto che i senatori 5 Stelle hanno deciso di cavalcarla esplicitamente.

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