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    I lavoratori “indispensabili” ai tempi del Coronavirus sono quelli sottopagati e meno considerati

    Credit: EPA/AMEL PAIN
    Di Giulio Cavalli
    Pubblicato il 25 Mar. 2020 alle 14:40 Aggiornato il 26 Mar. 2020 alle 15:49

    I lavoratori “indispensabili” ai tempi del Coronavirus sono quelli sottopagati e meno considerati

    Ma avete notato chi sono gli indispensabili? Dico, avete dato una letta al decreto del presidente del consiglio che mette nero su bianco quali siano le professioni senza le quali questo Paese sarebbe fermo, in ginocchio, spento e incapace di affrontare questa emergenza sanitaria? Sono operai, sono cassiere dei supermercati, sono camionisti, sono lavoratori agricoli, sono i manutentori che tengono i vita i polmoni pulsanti di fabbriche e ospedali, sono gli infermieri.

    Sono tutti quei lavori sottopagati, molti sono quelli che ogni italiano vorrebbe evitare di fare, sono quelli davanti a cui passiamo senza nemmeno accorgercene se non addirittura con fastidio. Sono quelli che prendono solitamente una miseria ogni mese, che spesso lavorano senza nemmeno diritti e che quando scioperano per rivendicarne qualcuno vengono additati come quelli che ci fanno perdere tempo.

    Diciamoci la verità, scoprire che l’Italia si appoggia su professione che stanno molto in basso nella sala della popolarità delle professioni apre un riflessione seria e profonda: siamo sicuri di avere dato il giusto risalto, la giusta dignità e la giusta attenzione a un intero esercito di persone che risultano fondamentali per la nostra quotidianità e a cui non abbiamo mai tenuto da conto?

     

    Se davvero il governo italiano ritiene che siano indispensabili queste persone sotto la pressione di questa enorme catastrofe sanitaria saprà poi il governo (e la politica, quale sia e quale sarà il prossimo governo) rendersi conto che abbiamo dato troppo spesso per scontate professioni che invece risultano fondamentali.

    Se davvero dovessimo imparare la lezione di questa quarantena forzata e di questo Paese ingessato dovremmo uscirne con molta memoria di chi ci ha tenuto in piedi ma soprattutto dovremmo pretendere anche un’inversione di tendenza sulle attenzioni della politica. Stiamo tutto il giorno a parlare di capitalisti (spesso con i capitali degli altri oppure con soldi addirittura pubblici) e di capitani d’azienda ritenendo popolìno una forza lavoro indispensabile. Ed è quella che la politica troppo spesso si scorda. Ed è quella di cui troppo poco parlano i media. Ed è la stessa che spesso scavalchiamo anche noi.

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