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    Altro che scuole chiuse, lo sceriffo De Luca pensi ad attivare quelle 183 terapie intensive pronte all’uso

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 17 Ott. 2020 alle 16:56

    Giovedì 15 ottobre il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha disposto lo stop alla didattica in presenza in tutte le scuole primarie e secondarie come misura di contrasto al contagio da Covid-19. Per due settimane le aule campane rimarranno vuote e gli studenti faranno lezione online. Criticato da più parti per questo provvedimento, il governatore il giorno successivo ha rincarato la dose, annunciando un coprifuoco per il 31 ottobre, la notte di Halloween: una festa che il presidente ha definito “un monumento all’imbecillità”.

    Fin dai tempi in cui faceva il sindaco di Salerno, De Luca è soprannominato “lo sceriffo” per il suo marcato decisionismo. Da quando è scoppiata l’emergenza Coronavirus il governatore ha rafforzato la sua immagine di amministratore senza fronzoli e con il pugno duro. I suoi video-messaggi rivolti ai trasgressori delle regole anti-contagio (“vi mando i carabinieri con il lanciafiamme”) sono diventati un cult sui social network. Anche grazie a questa consolidata popolarità De Luca ha stravinto le recenti elezioni regionali della Campania.

    In questi mesi di emergenza sanitaria il governatore della Campania si è cucito addosso l’immagine dell’amministratore serio e responsabile, pronto a impuntarsi e a prendere decisioni impopolari pur di difendere la salute dei suoi cittadini. Non si contano le occasioni di disaccordo e scontro con il Governo- che pure è sostenuto anche dal suo partito – sulle misure anti-contagio.

    Negli ultimi giorni la tensione con l’esecutivo si è fatta palpabile sul tema della scuola. Malgrado la contrarietà di Palazzo Chigi, De Luca ha deciso di chiudere gli edifici scolastici. E lo ha fatto – pare – senza avvertire nessuno prima a Roma.

    Sempre pronto a evidenziare gli errori altrui, anche il governatore della Campania però ha qualche scheletro nell’armadio. Ad esempio – come vi abbiamo raccontato qui – la Regione che lui stesso amministra non ha ancora attivato 183 dei 281 ventilatori per terapia intensiva inviati in questi mesi dal commissario Arcuri.

    In Campania la situazione degli ospedali non lascia tranquilli. Walter Ricciardi, rappresentante italiano all’Oms, ha spiegato alcuni giorni fa su TPI che “le Asl campane sono sotto pressione” e “a spaventare è la saturazione dei posti letto”. Secondo l’esperto nella regione guidata da De Luca “siamo sul filo del rasoio”. Il direttore dell’ospedale Cotugno di Napoli – dove i posti Covid sono esauriti – ha dichiarato a questo giornale di essere “più preoccupato oggi che a marzo”. Se il quadro è questo, la Regione Campania – titolare in via esclusiva della gestione sanitaria – non può certo essere esente da responsabilità. E allora, forse, prima di pensare alle scuole, De Luca farebbe bene a intervenire sui ospedali e sulle sue terapie intensive.

    Leggi anche: 1. Il mistero delle 1.660 terapie intensive pronte all’uso che le Regioni non hanno ancora attivato / 2. Ricciardi a TPI: “In Campania siamo sul filo del rasoio, paura per saturazione posti letto” / 3. All’ospedale Cotugno di Napoli esauriti i posti Covid, il direttore a TPI: “Più preoccupato ora che a marzo”

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