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    Sul Coronavirus va in scena il primo duello tv tra i due futuri candidati premier: Conte e Salvini

    Giuseppe Conte e Matteo Salvini, entrambi ospiti della puntata di "Non è l'Arena" del 23 febbraio
    Di Luca Telese
    Pubblicato il 24 Feb. 2020 alle 17:15

    Conte-Salvini: sul coronavirus il primo duello tv tra i futuri candidati premier

    Giuseppe contro Matteo, mettetevi in poltrona. Chi lo avrebbe detto, che il primo ad avere la fortuna di ospitare il primo scontro, sia pure indiretto, tra i dei possibili duellanti delle prossime elezioni sarebbe stato Massimo Giletti? Chi lo avrebbe detto che il primo teatro del duello – sul ring dell’Arena – non sarebbero stati la destra o la sinistra, il lavoro o l’Europa, ma il virus, il contagio e la pandemia.

    Tutti e due – il premier e il capo dell’opposizione – appaiono su La7 con il maglioncino della domenica: buoni padri di famiglia, uno con la faccia da bravo ragazzo, l’altro da monello. Matteo Salvini e Giuseppe Conte, divisi ovviamente su tutto, persino sulla notizia del loro mancato dialogo: “Gilletti – dice Conte con una elle in più, forse per la foga -, ho parlato sia con la Meloni che con Berlusconi. Il quale ha avuto la cortesia di richiamarmi perché non lo avevo trovato. Ma con Salvini non c’è stato nulla da fare”.

    Possibile? Giustamente il conduttore di Non è l’Arena è incredulo: “Presidente, non né dubito ma Salvini qui, poco fa mi ha detto un’altra cosa….”. E Conte, con la prima e unica increspatura nel volto altrimenti serafico sospira: “Giletti, vuole che le mostri WathsApp?”. La prova regina, il Var delle relazioni istituzionali. Uno scontro indiretto, in leggera differita, che però è diventato rivelatore e illuminante.

    Salvini sceglie di politicizzare la crisi sanitaria, ammantandola anche di toni vagamente profetici. Una Cassandra leghista: “Noi, Massimo, lo avevamo detto per tempo, che il virus andava fermato ad ogni costo. Ma non ci hanno voluto dar retta: ci hanno detto sfascisti, allarmisti, razzisti, fascisti…. poi è andata come sappiamo”.

    Conte al contrario depoliticizza tutto: “Giletti, noi ascoltiamo tutti gli esperti, poi con l’aiuto degli epidemiologi prendiamo le decisioni”. Salvini: “Bisognava fermare e mettere in quarantena tutti quelli che venivano dalla Cina”. Conte: “Meno male che non lo abbiamo fatto!”.

    Due primi piani, due leader agli antipodi, due modi di comunicare, rapportarsi al pubblico, agli elettori. Salvini balla come una mago con la paura, è un drammatizzatore nato, quando buca è proprio per questa teatralità. Conte, invece, è l’uomo del sorriso anestetico, della rassicurazione, dell’ottimismo. Come sarebbe bello vederli duellare non più in differita, uno contro l’altro, per capire quale delle due Italie – entrambi vere – a cui i due cotendenti danno corpo sia quella che convince la maggioranza più uno degli italiani. Quale quella in cui, oggi, gli italiani afflitti dalla crisi e dal virus si possono riconoscere.

    Coronavirus, video-reportage tra i comuni in quarantena (di Selvaggia Lucarelli)

     

     

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