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    Celentano e Benigni a Sanremo? Ma non doveva essere il Festival delle novità?

    Frame tv

    Di Franco Bagnasco
    Pubblicato il 8 Feb. 2021 alle 18:14

    Celentano e Benigni a Sanremo? Ma non doveva essere il Festival delle novità?

    Sembrava il Sanremo delle novità (beghe sulla platea dell’Ariston comprese, intonate a questi nostri tempi virali). Sembrava il Festival nel quale Amadeus si fosse concesso il lusso di sdoganare definitivamente e sul serio quei ragazzi, magari sconosciuti ai più, che rappresentano però il tessuto musicale dell’Italia reale. Presenti in buon numero quest’anno anche nella categoria Big. Per fare del più importante carrozzone televisivo italiano anche una vetrina genuinamente discografica. Di ciò che resta della discografia, chiaro.

    Anche il parterre alla conduzione, oltre al binomio Amadeus-Fiorello, convinceva: la statuaria Elodie, ridimensionata al ruolo di valletta insieme con l’attrice del momento, Matilda De Angelis, e quel tocco vintage garantito da Naomi Campbell, che sui settimanali più o meno gossipari funziona sempre.

    Della serie: farà ancora le bizze come un tempo? In camerino pretenderà cinque orchidee d’oro di Kinabalu al giorno (le più rare, 25 mila dollari al cambio corrente), schifando i fiori sanremesi con disdoro del Sindaco, e una bigoncia di caviale del Volga che arriva da Mosca con volo speciale? Chissà. Temo che a ‘sto giro dovrà farsi andare bene anguille di Comacchio e trenette al pesto. P

    er non parlare del “Chi li ha visti?”, ovvero gli Abba, di un Vasco Rossi super-ospite (che è come il nero e va con tutto), di Ornella Vanoni (giusto per far lavorare anche la traduttrice Olga Fernando) fuori gara e della granitica Orietta Berti in gara per coprire le quote Mulino Bianco al posto di Toto Cutugno.

    Insomma, sembrava stesse andando (quasi) tutto per il meglio, quand’ecco che oggi apro i giornali e vedo che si starebbero delineando due ipotesi inquietanti caldeggiate dal direttore artistico Amadeus. Attenzione, si parla per ora solo di ipotesi. L’ennesima riesumazione di Adriano Celentano e Roberto Benigni. Ovvero i due più poderosi colpi di fionda sugli ammennicoli del telespettatore da che tv è tv.

    Il predicatore (per assenza di pubblico, vedi il recente superflop di “Adrian Live”, su Canale 5) Celentano, che a 83 anni qualcuno chiama ancora Molleggiato, è intervenuto di recente con una ponderosa telefonata a “Ricomincio da RaiTre”. E non se n’è accorta neppure la Telecom.

    Saggiamente rinchiuso – causa prevenzione da Covid – nel suo fortino di Galbiate, per Adriano si vagheggia di un mistico collegamento. Nel quale potrebbe insegnare a tutti a stare al mondo, as usual. Capendosi però da solo, naturalmente. Oppure duettare, come già fece, con Benigni.

    Il toscano potrebbe invece essere presente da solo, come monologante solista presentato con il consueto sussiego. Bei tempi quando aggrediva Baudo sul palco strizzandogli i gioielli della Corona. Da quando è stato insignito dell’Oscar, il nostro vive su una remuneratissima nuvola.

    Già decantati ovunque, Sanremo compreso, con (sovr)abbondanza i versi della Divina commedia, la Costituzione e i Dieci comandamenti, Roberto nostro forse non sa più che cosa rendere stupendo agli occhi del grosso pubblico con la sua azione meritoria e divulgativa.

    Ci potrebbe toccare tutta La Recherche di Proust in prima serata. Ovviamente ridacchiandosela con gli occhi strabuzzati dall’inizio alla fine. Non è mica una brutta idea, se ci pensi.

    La verità è che Benigni è nella stessa scuderia del potente Lucio Presta, il quale è anche agente di Amadeus, e non invitarlo con i consueti onori forse parrebbe scortese.

    Signore dei Draghi (Mario, che per il 2 marzo sarai sicuramente in carica), ti prego butta un occhio sul Festivalone e risparmiaci Celentano e Benigni. Per pietà. Sono disposto persino a pagare il canone Rai anche sull’account di Netflix. E non aggiungo altro.

    Proteggici almeno al 95%, come lo Pfizer. L’unico che all’Ariston quest’anno starebbe come il cacio sui maccheroni è Checco Zalone, il cantore della pandemia (ricordate “L’immunità di gregge”, qualche mese fa?). Con lui, grande performer, si ride sempre. Ma è, temo, un sogno impossibile, perché farebbe ombra a Fiorello. E viceversa. Nello spettacolo ci sono leggi non scritte, e chi siamo noi per sovvertirle?

    Leggi anche: Altro che Amadeus: il pubblico a Sanremo serviva a Fiorello (di F. Bagnasco)

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