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    Armi, odio e fake news: negli Usa la politica si fa violenta (di A. Stille)

    Di Alexander Stille
    Pubblicato il 27 Nov. 2021 alle 13:11 Aggiornato il 27 Nov. 2021 alle 13:12

    La scorsa settimana Kyle Rittenhouse, 18enne che un anno fa a Kenosha, nel Wisconsin, ha ucciso due persone e ne ha ferita una terza sparando con un fucile d’assalto durante una manifestazione, è stato assolto da tutte le accuse. Mentre si discute della giustizia o dell’ingiustizia del verdetto, c’è un punto fuori discussione: quell’arma ha provocato una tragica e assurda perdita di vite umane.

    Gli Stati Uniti sono davanti a tutte le democrazie stabili del mondo per numero di morti per armi da fuoco. Ogni anno circa 40mila americani perdono la vita per questa causa: un livello che supera di gran lunga il bilancio delle vittime negli anni più duri della guerra in Vietnam. Circa la metà di questi decessi sono omicidi, l’altra metà suicidi.

    Milioni di americani acquistano armi per tenersi al sicuro, ma le statistiche dicono che queste persone hanno tre volte più probabilità di morire per arma da fuoco, che sia per sbaglio, in un conflitto o perché qualcuno ha puntato l’arma contro loro stessi. E forse è ancora più inquietante il fatto che un numero crescente di americani, in particolare tra i sostenitori di Donald Trump, concepiscano la violenza come una forma legittima di azione politica. Ad esempio, da quando sugli aerei è obbligatorio indossare la mascherina, abbiamo assistito a un preoccupante aumento di litigi a bordo dei velivoli: quest’anno la Federal Aviation Administration ha registrato già 4.385 eventi di «passeggeri indisciplinati», due terzi dei quali relativi all’obbligo di mascherina.

    Le minacce di morte contro i membri del Congresso, inoltre, sono raddoppiate tra 2020 e 2021: i politici che non erano d’accordo con Trump, che hanno votato per il suo impeachment o che hanno certificato le elezioni del 2020 sono stati vittime di molestie o hanno dovuto fare i conti con manifestazioni davanti alle loro case.

    La rivolta del 6 gennaio, quando migliaia di sostenitori di Trump hanno preso d’assalto il Congresso per impedire la certificazione dell’elezione a presidente di Joe Biden, ha aumentato gli appetiti di violenza politica. Il 39 per cento degli elettori repubblicani considera la violenza appropriata «se i leader eletti non proteggono l’America». Due terzi dei repubblicani continuano a credere che Biden abbia rubato le elezioni del 2020, nonostante infiniti riconteggi e zero prove di frode diffusa.

    A un raduno conservatore nell’Idaho, il mese scorso, un uomo si è avvicinato al microfono e ha chiesto: «Quando potremo usare le armi? Quante elezioni ruberanno prima che uccidiamo queste persone?». Il pubblico ha applaudito e un funzionario repubblicano locale l’ha definita una «domanda legittima». La disinformazione sistematica, il culto americano delle armi e le tendenze sempre più autoritarie di uno dei due principali partiti sono una combinazione letale.
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