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Il regista de L’Amica Geniale, Saverio Costanzo: “Elena Ferrante ha contribuito alla sceneggiatura via email”

Credit: Afp

In occasione della 75esima Mostra del Cinema di Venezia, sono stati presentati i primi due episodi della mini-fiction tratta da L'amica geniale, il romanzo della misteriosa autrice italiana la cui identità è ancora un mistero

Di Marta Facchini
Pubblicato il 3 Set. 2018 alle 12:05 Aggiornato il 27 Set. 2018 alle 12:24

“Quando Elena Ferrante ha suggerito il mio nome per dirigere il film, non ho avuto nemmeno un dubbio”. Così Saverio Costanzo, intervistato dal Messaggero, commenta la scelta di dirigere la serie tratta dal romanzo L’Amica Geniale, presentata alla 75esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.

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“Avevo letto i romanzi: da lettore avevo amato la storie di Elena e Lila”, ha spiegato Costanzo.

“Sentivo che avevo una familiarità, che l’avevo sempre avuta, con il mondo della Ferrante, anche se sono romano e non napoletano. Che mi sentivo vicino al suo approccio alla narrazione e alla ricerca artistica”, ha continuato.

“Non ho mai paura quando approccio un film e non l’ho avuta nemmeno in questa occasione. Cinque anni fa non avrei potuto sostenerlo, poi si arriva a un momento della tua vita in cui capita un’occasione che riesci a portate sulla spalle in maniera dignitosa”.

La stessa sceneggiatura, curata dal regista con Francesco Piccolo e Laura Paolucci, ha tenuto conto delle sollecitazioni dell’autrice, intervenuta “spesso, via email”.

Del romanzo che racconta la storia di Lila ed Elena, Costanzo ha apprezzato l’insieme dei diversi registri narrativi. “Ci sono tanti livelli della narrazione. È la storia di un’amicizia , con ombre e luci. La Ferrante è alla ricerca della verità umana: ha raccontato il peso di un’amicizia, che è un sostegno ma anche un peso, come tutti i rapporti”.

“Tra i rapporti, l’amicizia è quello più gratuito e quindi i confini tra il sostegno e il peso sono più sfumati. Una storia d’amore ti chiede sempre qualcosa in cambio ma l’amicizia è gratuita nella sua esistenza”, ha detto al Messaggero.

“Vai avanti nel romanzo e ti accorgi che non è meno importante l’educazione. Ferrante racconta la storia della formazione dell’anima attraverso la cultura. Il deus ex machina è una maestra, che ti può cambiare la vita. E vederlo oggi nel 2018 mi ha dato l’impressione di vivere l’effetto politico di questo sulla mia pelle: accorgerti che l’educazione è il cuore e il centro della formazione dell’anima di una persona”.

“E poi c’è l’emancipazione femminile, il ruolo della donna. È un romanzo ricco ed è la storia di una periferia: una storia universale, di tutte le periferie”.

L’identità di Elena Ferrante non mai stata rivelata e anche Costanzo ammette di non averla mai incontrata di persona: “L’ho conosciuta  solo rapporti attraverso epistolari. Posso dire di averla conosciuta a livello letterario”.

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