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Revocata la scorta al giornalista Sandro Ruotolo. Orlando (Pd): “Si è occupato della ‘Bestia’. Chiederò chiarimenti in parlamento”

Il giornalista Sandro Ruotolo in corteo ad Afragola, contro la camorra. Napoli 19 Gennaio 2019. ANSA/CESARE ABBATE

Ruotolo è autore di numerose inchieste su mafia, camorra e massoneria deviata. Si è occupato anche della "Bestia", il sistema usato per la comunicazione social della Lega

Di Anna Ditta
Pubblicato il 2 Feb. 2019 alle 15:29

Al giornalista Sandro Ruotolo, autore di numerose inchieste sulla mafia, è stata tolta la scorta. La notizia è stata diffusa da Andrea Orlando, ex ministro della Giustizia, che sul suo profilo Twitter ha scritto: “Hanno tolto la scorta a Sandro Ruotolo, giornalista da sempre impegnato in inchieste sulle mafie. E anche il giornalista che si è occupato della “Bestia”, il dispositivo propagandistico del ministro dell’Interno. Casualità? Lo chiederò in Parlamento”.

“La Bestia” è il nome che Luca Morisi, spin-doctor digitale di Matteo Salvini, ha dato al software utilizzato per la comunicazione social della Lega che è in grado di analizzare in tempo reale l’orientamento dei commenti e delle reazioni ad un post e ‘suggerisce’ su quali temi puntare nei post successivi cavalcando paure e aspettative degli utenti. A svelare questo sistema è stata un’inchiesta di Ruotolo pubblicata su Fanpage a ottobre 2018.

“Ho appreso la notizia relativa alla revoca della scorta al giornalista Sandro Ruotolo, mi auguro che sia subito smentita e se invece si tratta di una revoca già adottata mi auguro possa arrivare la revoca della revoca”, è  il commento del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris.

Beppe Giulietti, presidente del sindacato unitario dei giornalisti italiani, la FNSI, è intervenuto chiedendo: “Chi e perché ha deciso di levare la scorta a Sandro Ruotolo?”.

Sandro Ruotolo, 63 anni, ha lavorato con Michele Santoro a diversi programmi di approfondimento televisivi. Nel 2009, in corrispondenza di un’inchiesta sui rapporti tra mafia e Stato e dopo aver intervistato Massimo Ciancimino, riceve una lettera minatoria in cui viene minacciato di morte. Era sotto scorta da maggio del 2015, dopo aver ricevuto minacce da Michele Zagaria, boss dei Casalesi, a causa delle sue inchieste sul traffico di rifiuti tossici in Campania. Tra le sue ultime inchieste, quella sulla strage di Bologna e sulla P2 di Licio Gelli, oltre a quella sulla gestione dei rifiuti in Campania.

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