Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
Home » News

“Marocchino di me***”: professore insulta uno studente, ma i giudici lo assolvono: “Non è razzismo”

L'episodio è avvenuto in una scuola media di Torino

Di Clarissa Valia
Pubblicato il 31 Gen. 2019 alle 11:39

A Torino un professore di una scuola media è finito in tribunale colpevole di avere insultato due alunni in classe. “Marocchino di m…” e “cinese di m…” sono le frasi che Salvatore A. aveva rivolto ai suoi studenti.

Parole ingiuriose quelle dell’insegnante, che i giudici hanno giudicato non discriminatorie. La sentenza afferma infatti: “Non è razzismo”, e il professore è stato prosciolto dall’accusa.

Dopo gli insulti rivolti agli alunni, il professore era stato sospeso ed era stato accusato di abuso dei mezzi di correzione, aggravato dall’espressione di odio razziale.

Ma il gip Luca Fidelio ha deciso che gli insulti non erano sufficienti a farlo processare perché, secondo quanto sostiene il giudice, mancherebbero i presupposti per sostenere il “pericolo di danno al corpo o alla mente” degli studenti.

Secondo il magistrato inoltre si è trattata di un’offesa “isolata” e il professore “si è scusato”. L’insegnante si era infatti difeso dicendo: “Ma quale razzismo? Mi è scappato…”.

L’avvocato di una delle due vittime, il cui padre si era costituito parte civile, si è detto “sorpreso dalla sentenza, spero che non crei un precedente e che qualcuno non si senta legittimato a tenere questi comportamenti, fraintendendo il tenore della sentenza”.

Il professore ha ammesso di avere insultato l’alunno di origine cinese, dichiarando di averlo fatto “per fermarlo. Stava tirando la corda di un avvolgibile, rischiava che gli cadesse tutto addosso. In quel momento, mi è sfuggito il nome, ero preoccupato, gli ho urlato quella frase, ma solo per fermarlo”.

Nega invece le accuse allo studente marocchino. E aggiunge: “Guardi che non sono mica razzista, ho amici di colore, non ho frequentazioni di estrema destra. Sono stato anche consigliere comunale per cinque anni per il Partito popolare, nella mia zona di origine, l’Agrigentino”.

L’episodio risale a febbraio 2018, ma la sospensione è arrivata mesi dopo, a giugno: “quindici giorni prima che scadesse il contratto”.

“Mi rivarrò civilmente contro il Provveditorato e il ministero dell’Istruzione. Questa vicenda mi ha causato danni morali e materiali, comprese le spese per l’avvocato”, si era difeso il professore.

Salvatore A. dovrà ugualmente rispondere del reato di ingiurie, procedibile solo a querela che però non è stata fatta. In ogni caso è di competenza del Giudice di Pace e non del Giudice monocratico penale.

Leggi l'articolo originale su TPI.it
Mostra tutto
Exit mobile version