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I presidi contro il governo: “Le impronte digitali a scuola sono un’umiliazione”

Di Laura Melissari
Pubblicato il 12 Apr. 2019 alle 17:26 Aggiornato il 12 Apr. 2019 alle 18:34

I dirigenti scolastici italiani non hanno ben recepito il cosiddetto decreto-concretezza, approvato dalla Camera. E hanno protestato contro il governo, sostenendo che si tratta di una “ingiustificata umiliazione”.

Il decreto, attualmente in esame al Senato, avvicina il lavoro dei dirigenti scolastici a quello di qualsiasi impiegato statale, con un orario da certificare con le impronte digitali.

Il decreto, elimina questo obbligo per i docenti, ma non per i dirigenti. Si tratta di misure che, negli obiettivi del governo, servono a combattere l’assenteismo dei dirigenti scolastici, tramite la tracciabilità dell’orario di servizio.

A scrivere la lettera, pubblicata su Repubblica, è Anna Maria De Luca, dirigente scolastico responsabile nazionale scuola Fondazione antimafia “Antonino Scopelliti” e collaboratrice del quotidiano.

È questo che ha scatenato le proteste dei presidi, convinti che il loro lavoro non sia assimilabile a quello di un qualsiasi impiegato statale. Si tratta di un obbligo che permette ai presidi di lavorare di meno, e di conseguenza, fare il minimo indispensabile.

I dirigenti considerano questa misura “grottesca” e “umiliante” e che paralizza il funzionamento delle istituzioni scolastiche. Costringere un preside a rispettare pedissequamente un orario di lavoro, dietro una scrivania, significa per molti critici del decreto, non conoscere i meccanismi di funzionamento di una scuola.

Secondo i presidi, il governo li considera “disertori e abbisognevoli di essere costantemente tenuti sotto sorveglianza”. Ma viene sottovalutato il fatto che molti presidi di fatto lavorano ben oltre l’orario d’ufficio, avendo la responsabilità dei “risultati” della scuola che dirigono.

I dirigenti scolastici chiedono così ai senatori di non votare “un provvedimento che umilia servitori dello Stato, significando nei loro confronti una sfiducia preventiva o, peggio, una conclamata ostilità”.

Si reclama in sostanza il fatto che i dirigenti scolastici vengono considerati alla stregua di dirigenti di un qualsiasi ufficio di pubblica amministrazione, che devono rendere conto del funzionamento dell’ufficio che dirigono e degli obiettivi assegnati.

“Al Presidente del Consiglio e ai due vice Presidenti Di Maio e Salvini, quali responsabili dei due partiti di maggioranza, l’invito a esercitare tutto il loro potere per evitare questa incomprensibile e ingiustificata aggressione vessatoria nei confronti dei dirigenti scolastici pronti a qualsivoglia azione reattiva”.

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