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Omicidio Desirée: è stato fermato un italiano per cessione di stupefacenti

L’adolescente sarebbe stata prima drogata e poi violentata e le cause della morte sono ancora da accertare.

Si tratta di Marco Mancini, nato a Roma, di 36 anni, che secondo gli investigatori ha fornito stupefacenti alla ragazza

Di Clarissa Valia
Pubblicato il 11 Nov. 2018 alle 10:08 Aggiornato il 11 Nov. 2018 alle 10:29

Un italiano è stato fermato in relazione allo stupro e all’omicidio di Desirée Mariottini. Si tratta di Marco Mancini, nato a Roma, di 36 anni, che secondo gli investigatori ha fornito stupefacenti alla ragazza.

Mancini è stato rintracciato dagli investigatori presso la fermata “Pigneto” della linea metropolitana C di Roma e quindi sottoposto a perquisizione personale e locale.

L’atto di polizia giudiziaria ha quindi permesso di rinvenire e sequestrare 12 dosi di cocaina e e psicofarmaci di vario genere, motivo per cui lo stesso Mancini è stato segnalato all’autorità giudiziaria per il reato di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti e psicotrope.

L’uomo è accusato di aver messo in atto, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, la detenzione e la cessione illecita di sostanze stupefacenti, quali cocaina ed eroina e psicofarmaci, questi ultimi capaci di indurre effetti psicotropi e anche contenenti “quetiapina”, cedendole a persone che a tale fine frequentavano i locali di via Dei Lucani 22 ed anche, per l’appunto a Desirée.

Omicidio Desirée

Nella notte tra giovedì 18 e venerdì 19 ottobre 2018 in un edificio abbandonato di San Lorenzo, il quartiere universitario di Roma, è stato trovato il cadavere di Desirée, una ragazza di 16 anni di Cisterna Latina. L’adolescente sarebbe stata prima drogata e poi violentata e le cause della morte sono ancora da accertare.

In un primo momento gli inquirenti avevano parlato di una donna di circa 30 anni morta per overdose, ma gli accertamenti successivi hanno smentito la prima ipotesi.

L’autopsia ha confermato che la ragazza ha subito violenza sessuale e che ha assunto sostanze stupefacenti.

Omicidio Desirée: le indagini

Le indagini da martedì 23 ottobre sono nelle mani del pool di magistrati che si occupa di violenza di genere. Il pm Stefano Pizza e l’aggiunto Maria Monteleone stanno indagando per violenza sessuale e omicidio.

La prima relazione presentava diverse inesattezze e ha fatto perdere un po’ di tempo ai magistrati. Nel rapporto viene descritta una donna di 25-30 anni, morta per overdose e senza apparenti segni di violenza, trovata con i vestiti addosso, mentre sembrerebbe che qualcuno l’abbia rivestita in un secondo momento per sviare le indagini.

Gli inquirenti, ai quali è stato consegnato un telefonino che probabilmente è quello della vittima, stanno verificando la ricostruzione di alcuni testimoni e di altre persone identificate.

I pm devono anche capire perché Desirée sia entrata nello stabile (qui la lettera che i proprietari hanno scritto dopo l’omicidio), un insieme di ex officine collegate allo scalo delle ferrovie, ormai abbandonato e abitato solo da senzatetto e spacciatori.

I soccorsi sono poi arrivati su segnalazione di un anonimo, che intorno alle 3 di notte ha chiamato il 118. Una volta sul posto , sanitari hanno dovuto aspettare l’intervento dei Vigili del fuoco, perché il cancello d’ingresso era sbarrato da catena e lucchetti.

Ora quel cancello è stato dipinto di bianco dagli abitanti del quartiere, con la scritta “Giustizia per Desirée, San Lorenzo non ti dimentica”.

Due uomini senegalesi e un nigeriano sono stati fermati per la morte di Desirée il 25 ottobre. Il 26 ottobre 2018 è stato arrestato dalle forze di polizia il quarto presunto responsabile dell’omicidio.

I due senegalesi sono Mamadou Gara, 26 anni, Brian Minteh, 43, mentre il nigeriano è un uomo di 40 anni, Alinno Chima. Il quarto uomo è un cittadino del Gambia.

I quattro sono indagati, in concorso con altre persone in via di identificazione, di violenza sessuale di gruppo, cessione di stupefacenti e omicidio volontario.

Il Giudice per le indagini preliminari ha confermato sabato 27 ottobre l’arresto dei primi tre fermati per l’omicidio di Desirée. Restano quindi in carcere i tre extracomunitari fermati dalla Polizia nei giorni scorsi, lo ha deciso il gip di Roma, Maria Paola Tomaselli, che ha sciolto la riserva emettendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dei senegalesi Brian Minteh e Mamadou Gara e del nigeriano Alinno Chima, come sollecitato dalla Procura di Roma.

“Non mi sarei mai permesso neanche di sfiorare Desirée perché si vedeva che era una bambina”. Così avrebbe riferito al suo avvocato Alinno Chima, il nigeriano accusato di stupro e omicidio della giovane di Cisterna di Latina.

“Il mio assistito oggi ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere perché non è in grado di capire di che cosa è accusato”, ha riferito il difensore Pina Tenga, al termine dell’interrogatorio di convalida.

Anche un altro dei fermati nega le accuse: “Io non c’entro nulla. Non sono stato io, sono stati altri”. Così Brian Minteh e avrebbe indicato i nomi di altri soggetti. L’uomo avrebbe fornito elementi che saranno ora oggetto di approfondimento investigativo.

Secondo gli inquirenti, la ragazza di 16 anni si prostituiva per avere droga.

Secondo la polizia, Mamadou Gara e Brian Minteh hanno somministrato stupefacenti alla ragazza di 16 anni il pomeriggio del 18 ottobre per ridurla in stato di incoscienza. In seguito ne hanno abusato sessualmente, causandone la morte avvenuta nella notte del 19 ottobre.

Mamadou Gara aveva un permesso di soggiorno per richiesta d’asilo scaduto ed era stato espulso con un provvedimento del prefetto di Roma il 30 ottobre del 2017. Resosi irreperibile, era stato rintracciato dalla polizia a Roma il 22 luglio 2018, con richiesta di nulla osta dell’autorità giudiziaria per reati pendenti a suo carico.

Il suo connazionale Brian Minteh aveva presentato alla questura di Roma il 24 agosto 2017 una istanza di rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari. La questura era in attesa di integrazioni documentali perché la domanda risultava carente di iscrizione anagrafica.

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