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“Vi spiego come cambia l’esame di maturità”: intervista al ministro dell’Istruzione

il ministro dell'Istruzione, Marco Bussetti. Credit: Afp/Silvia Lore/NurPhoto

Il ministro Bussetti parla della riforma che sarà in vigore già a giugno 2019, ma di cui non si conoscono ancora i dettagli: "Capisco lo spaesamento, ma dobbiamo rispettare i tempi di attuazione della legge"

Di Serena Riformato
Pubblicato il 29 Nov. 2018 alle 12:58

La maturità è nuova, ma l’ansia che da sempre vivono gli studenti alle prese con la prova finale delle scuole superiori è, come dire, tradizione. Tranquilli, “sarà un esame semplificato, ma non per questo più semplice”, garantisce il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti.

Classe 1962, una laurea in Scienze e Tecniche delle attività motorie e una lunga serie di ruoli dirigenziali (e non) nelle strutture scolastiche e universitarie lombarde, Bussetti a viale Trastevere – sede del Miur – c’è arrivato in quota Lega. E dalla precedente ministra, Valeria Fedeli, ha ricevuto in eredità anche i cambiamenti sull’esame di Stato: via la terza prova scritta (i quesiti aperti), la possibilità che la seconda sia mista, griglie di valutazione nazionali per la correzione, domande di educazione civica all’orale (qui abbiamo spiegato come cambia l’esame).

Eliminata la terza prova, il ministero sta modificando anche le prime due. Cosa devono aspettarsi gli studenti?

Sarà un esame semplificato, ma non per questo più semplice. L’idea di fondo è quella di dare più attenzione al percorso svolto dai ragazzi nell’ultimo triennio, rendere le prove più aderenti con quanto fatto in classe e valutare con maggiore attenzione l’intero percorso formativo degli studenti.

Per il liceo classico, come previsto della Buona scuola, c’è l’ipotesi di una seconda prova mista, “con entrambe le discipline caratterizzanti, latino e greco”. Per lo scientifico, può trattarsi di matematica e fisica insieme. Se la immagina la reazione dei ragazzi nel vedersi ‘raddoppiare’ le materie?

Posso immaginare lo spaesamento iniziale dei ragazzi che tra pochi mesi dovranno affrontare l’esame e le novità introdotte. Ma è importante  che gli studenti sappiano che non lasceremo loro né i loro insegnanti da soli da qui fino a giugno.

Nei prossimi giorni partirà un Piano di informazione e formazione che accompagnerà le scuole. Ci saranno conferenze di servizio sull’intero territorio nazionale che proseguiranno nelle prossime settimane. E ci saranno anche simulazioni che metteremo sul nostro sito. Lavoreremo affinché le tracce siano coerenti con il piano di studi.

Durante l’esame orale la commissione potrà fare al maturando domande su Cittadinanza e Costituzione. Obiezione banale: queste materie non esistono nei percorsi di studio della maggior parte della scuole superiori.

Cittadinanza e Costituzione è una disciplina trasversale. Che si fa. E alla maturità potrà essere chiesta all’orale. In ogni caso le commissioni tengono sempre conto del documento che i docenti della classe consegnano in vista degli esami con quanto realmente fatto dai ragazzi.

La nuova ‘versione’ dell’esame di Stato esordisce il 19 giugno 2019. A gennaio arriveranno gli ultimi dettagli stabiliti dal Miur. Non trova che questi cambiamenti ‘in corso d’opera’ possano disorientare gli studenti? Non si poteva far entrare in vigore le modifiche l’anno prossimo?

Le novità che stiamo introducendo sono il frutto di una legge che stiamo attuando, ma che non ho scritto io. Le leggi hanno dei tempi di attuazione che vanno rispettati. Proprio per questo ci stiamo impegnando nell’accompagnare le scuole verso questo nuovo esame.

Quand’ero al liceo – non troppi anni fa – gli insegnanti si lamentavano spesso di una cosa: i tecnici del ministero dell’Istruzione non sanno cosa si fa davvero nelle scuole. Come si colma questa distanza?

Molti tecnici del ministero sono persone che provengono dal mondo della scuola, che hanno lavorato sui territori e dentro gli istituti, non sono dei burocrati che scrivono circolari senza pensare ai destinatari di quei documenti.

Penso che lo scollamento, inevitabile, che a volte c’è tra le aspettative dei professori e degli studenti e le regole emanate dal Ministero dipenda dal fatto che l’amministrazione centrale deve parlare a tutti, tenendo conto di molteplici differenze, caratteristiche, esigenze e criticità.

Mi permetterà: istruzione, università e ricerca finora non sono state esattamente le parole-chiave di questo Governo. Cosa dobbiamo aspettarci dalla legge di Bilancio e dai prossimi mesi?

Nella legge di bilancio abbiamo inserito misure importanti per i settori di competenza del nostro ministero, mettendo al centro le semplificazioni, il buon funzionamento del sistema scolastico, il futuro dei nostri ragazzi. E quindi nessun taglio, come pure qualcuno ha voluto far credere. Ma una riorganizzazione e una redistribuzione strategica e ragionata delle risorse per mettere le scuole nelle condizioni di lavorare al meglio.

Abbiamo evitato il taglio degli stipendi dei docenti, che rischiavano di vedere ridotto il loro stipendio già a partire dal mese di gennaio. Scongiurato questo pericolo, abbiamo avviato un lavoro sulla contrattazione per arrivare a un nuovo adeguamento degli stipendi. Per questo stiamo prevedendo più di 1,7 miliardi all’anno. Per il futuro, bandiremo i concorsi regolarmente e saranno più snelli, per le classi di concorso e per le regioni nelle quali ci saranno effettive necessità. Chi avrà i requisiti potrà partecipare e chi vincerà salirà subito in cattedra.

In manovra si parla di una ‘sugar tax’, una tassa sulle bevande zuccherate, per finanziare anche la ricerca. Quanto è concreta questa ipotesi?

Su questo c’è un lavoro in Parlamento. Che dobbiamo attendere e rispettare. Intanto abbiamo già inserito la stabilizzazione di mille ricercatori. E lavoriamo ad altri emendamenti per la ricerca.

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