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“La magistratura italiana è un cancro da estirpare”: Matteo Salvini viene rinviato a giudizio per vilipendio

Di Giulia Angeletti
Pubblicato il 24 Mar. 2019 alle 13:00

Proseguono i guai di Matteo Salvini con la magistratura. C’è infatti un nuovo capo d’imputazione per il vicepremier e ministro dell’Interno e riguarda proprio il vilipendio della magistratura.

Il leader del Carroccio ne dovrà infatti rispondere nell’aula 85 della quarta sezione penale del tribunale di Torino il prossimo 19 giugno, alle 13.30.

L’accusa di vilipendio è partita a seguito delle violente parole pronunciate dal capo del Viminale nel corso di un comizio a Collegno: era il 14 febbraio 2016 e Salvini si scagliava infatti contro la magistratura, sostenendo che i giudici, che in quel periodo lavoravano all’inchiesta su alcuni esponenti liguri della Lega, erano “un cancro da estirpare”.

Francesco Saluzzo, il procuratore generale che si sta occupando della questione, ha infatti respinto la richiesta degli avvocati difensori una volta riascoltato il discorso in cui il leader del partito di via Bellerio dice: “Qualcuno usa gli stronzi che male amministrano la giustizia, difenderò qualunque leghista indagato da quella schifezza che si chiama magistratura italiana che è un cancro da estirpare”

Questa volta il vicepremier non ha nemmeno l’immunità a proteggerlo: in quel periodo, infatti, Salvini non aveva ancora ricevuto nessuna nomina e quindi, a differenza del caso Diciotti, la citazione è diretta a giudizio e non deve passare per nessuna autorizzazione a procedere.

Se il ministro dovesse perdere la causa sarebbe condannato a pagare una multa fino a 5mila euro. Alla notizia del rinvio a giudizio, ecco quale è stato il commento di Salvini: “Processo più, processo meno, faccio il ministro e lo faccio con orgoglio. Sono assolutamente tranquillo e orgoglioso dei risultati che stiamo raggiungendo quindi non ho paura di niente e di nessuno”.

La violenta frase che ha fatto scattare l’incriminazione per vilipendio della magistratura era stata in origine notata dal procuratore torinese Armando Spataro, il quale era subito intervenuto mettendo Salvini sotto accusa. Ora la palla è passata al procuratore aggiunto Emilio Gatti.

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