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La Lega verso la scissione. Maroni: “Serve un nuovo partito per il Nord”

Matteo Salvini
Di Giovanni Macchi
Pubblicato il 1 Mar. 2019 alle 10:19 Aggiornato il 1 Mar. 2019 alle 10:23

La Lega viaggia col vento in poppa: i sondaggi danno il Carroccio abbondantemente sopra il 30 per cento. Salvini detta da tempo l’agenda di governo e ha reso Di Maio e il M5s marginali.

Le elezioni regionali in Abruzzo e Sardegna hanno confermato il momento d’oro del partito.

Eppure, dei malumori ci sono. Il paradosso è che l’aver reso la Lega una sorta di partito della nazione sta scontentando alcuni big del partito, che rimproverano a Salvini di aver “dimenticato” il Nord.

Il più esplicito di tutti è Roberto Maroni. Intervistato da Repubblica, l’ex presidente della Lombardia auspica addirittura la nascita di un nuovo partito: “L’innovazione di Salvini è quella di aver superato la dicotomia tra destra e sinistra, che poi è ciò che voleva fare da sempre la vecchia Lega”.

“Già allora ci votavano molti operai iscritti alla Cgil, la nostra contrapposizione era tra Nord e Sud – spiega Maroni – Oggi non ha più senso parlare di centrodestra, con un’area moderata e una populista. Esiste solo un’area sovranista e al suo interno c’è spazio per una componente centralista e un’altra autonomista. Si gioca dentro uno schema diverso”.

Il riferimento è a un nuovo partito: “Sì, il punto è che l’Italia degli 8 mila comuni e delle diversità ne ha bisogno. Si può essere sovranisti e insieme autonomisti e a oggi quest’area non ha un reale interlocutore”.

“La Lega è il partito egemone – continua Maroni – Ma i ceti produttivi sono presenti soprattutto al Nord e hanno bisogno di una rappresentanza particolare, fatta di concretezza e coraggio”.

Maroni non è l’unico a palesare la necessità di una maggiore attenzione della Lega al Nord Italia, di un ritorno alle origini del Carroccio.

Sulle pagine del Corriere della Sera, anche il governatore del Veneto Luca Zaia ha spiegato quanto sia importante l’approvazione della legge sull’autonomia differenziata, spiegando che ormai la svolta autonomista riguarda anche le regioni del Sud.

“L’autonomia non è una battaglia contro qualcuno, è la battaglia per quella virtuosità che consente a tutti di andare a stare meglio”, dice Zaia.

In ogni caso, a rompere l’idillio della Lega potrebbe essere proprio quel Nord che ora si sente marginale all’interno di un partito che, per confermarsi a lungo come forza di governo, ha la necessità di parlare a tutti, mettendo da parte le battaglie identitarie delle origini.

 

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