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C’è un esponente di spicco del Movimento 5 stelle a processo contro Salvini

Credits: Tiziana Fabi/Afp/Getty Images

Ex consigliere in Lombardia, deputato e sottosegretario agli Affari regionali. Ma soprattutto, uomo fidato di Luigi Di Maio

Di Massimo Ferraro
Pubblicato il 22 Ott. 2018 alle 09:45 Aggiornato il 22 Ott. 2018 alle 09:46

Ex consigliere in Lombardia, deputato dei 5 stelle e sottosegretario agli Affari regionali e autonomie. Stefano Buffagni, uomo fidato di Luigi Di Maio, deve difendersi da un’imbarazzante accusa di diffamazione dal suo alleato di governo, Matteo Salvini.

Fino a pochi mesi fa tra Movimento 5 Stelle e Lega non era ancora scoccata la scintilla. “Il movimento 5 bufale“, lo aveva soprannominato Salvini: “Loro sono per l’immigrazione libera per tutti, non sono per l’uscita dall’euro e non vogliono la sovranità monetaria. No, non mi piacciono quelli che cambiano idea ogni quarto d’ora”.

E anche i pentastellati non risparmiavano critiche e accuse contro il neo alleato di governo. “Salvini? Un traditore politico: lui e la sua Lega sono il trionfo dell’incoerenza, dell’inaffidabilità. La conclusione è che Salvini fa più schifo di Renzi e Berlusconi messi insieme”.

I due partiti ora governano insieme, e sembrano aver superato i dissapori di un tempo. Qualche strascico d quel periodo però riaffiora dal passato.

E così Buffagni è a processo a Milano, per quanto scritto e affermato a giugno del 2016. I fatti risalgono a quando Buffagni era ancora consigliere regionale e Salvini eurodeputato.

In un post sul blog Movimento5 Stelle Lombardia l’attuale sottosegretario parlava di un “sistema Lega”, “marcio, che sta infettando le istituzioni e che brucia i soldi dei lombardi, e che se a Roma c’era il Pd e Mafia capitale, in Lombardia il sistema è in mano alla Lega, ma alla fine sono sempre i cittadini a pagare”.

Il leader della Lega aveva querelato Buffagni, che nell’udienza di gennaio 2018 aveva invocato l’insindacabilità dei consiglieri regionali per difendersi dalle accuse.

Nel frattempo però è nato un governo, è stato sottoscritto un contratto, è stata siglata un’alleanza. Così ora tra le parti sarebbe “in corso una trattativa“, come è emerso nell’udienza del 10 settembre 2018 rinviata in attesa che i due trovino un accordo, per mettere fine alla vicenda in via stragiudiziale.

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