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La fine del Cavaliere?

Il Guardian riflette sulle conseguenze della condanna in primo grado di Berlusconi nel processo Rubygate

Di Gualtiero Sanfilippo
Pubblicato il 25 Giu. 2013 alle 11:15

Dopo più di due anni e 50 udienze, arriva il primo verdetto sul Rubygate. Il Guardian analizza le conseguenze e il percorso che ha condotto a questa sentenza emessa e pronunciata in quattro minuti, dalle 17:19 alle 17:23.

“È stato inserito l’ultimo chiodo sulla bara della reputazione internazionale del politico playboy”, scrive il giornale britannico. Un caso e una condanna che hanno dimostrato un nesso oscuro tra sesso e potere.

Si riflette anche sul fatto che i tre giudici impegnati nel processo di Berlusconi fossero donne, in un caso che riguardava “l’acquisto di giovani donne per la propria soddisfazione sessuale”.

Ma l’ex premier non ci sta e continuerà la sua battaglia “per rendere l’Italia, un paese che sia veramente libero e giusto”. Berlusconi aveva previsto questa condanna, considerandola come il risultato logico della “persecuzione” da parte di pubblici ministeri di sinistra.

Due saranno gli appelli a sua disposizione per poter ribattere e rigettare le accuse che gli sono state mosse e anche il Guardian considera “altamente improbabile” che il Cavaliere possa scontare un solo anno di carcere.

Decisive sarebbero state le accuse di aver esercitato pressioni sulla polizia di Milano al fine di far rilasciare Ruby dalla custodia per paura che lei potesse rivelare qualche dettaglio sul loro legame. Il giornale scrive che Berlusconi ha ammesso di aver fatto quella telefonata ma con un fine diverso: quello di evitare un “incidente diplomatico” con l’Egitto, perché considerava Ruby come la nipote di Hosni Mubarak, il presidente dell’Egitto.

Il Guardian riflette anche su alcune assenze importanti durante la lettura della sentenza: non era presente Ilda Boccassini, che il giornale definisce “procuratore formidabile”, Ruby Rubacuori e lo stesso Silvio Berlusconi che ha scelto di stare lontano dalla corte e in particolare di aspettare la sentenza nella Villa San Martino ad Arcore, che è “la scena dell’ormai famigerato ‘Bunga Bunga’ (…), luogo di serate con spogliarelli e giovani donne retribuite profumatamente”.

Una condanna che potrebbe cambiare gli equilibri futuri del governo. Infatti, Enrico Letta potrebbe perdere l’appoggio del centro-destra di Berlusconi, che nonostante non faccia direttamente parte del governo, “occupa un ruolo influente nella politica nazionale, e ha il potere – come Letta è consapevole – di far cadere il governo innescando nuove elezioni”.

L’occhio di tutti i media esteri adesso, si concentrerà sul prossimo processo che lo vede come protagonista e che lo potrebbe inchiodare per frode fiscale. Proprio nell’ultimo grado – la Corte di Cassazione – si dovrà decidere se confermare la sua condanna a quattro anni di carcere e la sua interdizione quinquennale dalle cariche pubbliche.

Per il Guardian, questo sarà “l’ultimo lancio dei dadi” e considera la condanna legata all’interdizione come “più pertinente per un uomo le cui ambizioni politiche non sono mai morte”.

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