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L’Italia perdonerà Berlusconi?

Secondo il New Yorker, Berlusconi è tutt'altro che finito.

Di Gian Maria Volpicelli
Pubblicato il 27 Giu. 2013 alle 13:01

Nonostante la condanna, Berlusconi è tutt’altro che finito.

La pensa così Alexander Stille, che sul New Yorker ha firmato un pezzo intitolato “Why do Italians forgive Berlusconi?” (Perché gli italiani perdonano Berlusconi?). “Un americano che sentisse che l’ex premier italiano Silvio Berlusconi è stato condannato a sette anni per prostituzione minorile potrebbe dire «Per lui è finita»”.

Eppure il leader del Popolo della Libertà potrebbe passarla liscia “per ragioni legali, politiche e culturali

Stille ripercorre la storia giudiziaria di Berlusconi, citando altri tre casi di condanna – scandalo Unipol, diritti Mediaset e compravendita dei senatori- che non hanno inciso significativamente sulla carriera politica del Cavaliere. In primo luogo per motivi strettamente giuridici: le lungaggini della giustizia, i tre gradi di giudizio, il balletto della prescrizione. Scappatoie che hanno sempre permesso a B., anche grazie al controllo quasi monopolistico dei media, di presentarsi come un incensurato perseguitato dalla magistratura. Da un punto di vista strettamente politico, invece, Stille sostiene che “la diffusione dell’evasione fiscale crea per Berlusconi e le sue magagne giudiziarie un naturale seguito di sostenitori. Berlusconi ha dichiarato una volta che è immorale pagare tasse per più di un terzo del proprio reddito, nonostante fosse a capo di un governo che imponeva tasse del 50%. Soprattutto, Berlusconi è stato abile nello “sfruttare la diffidenza che gli italiani nutrono nei confronti della magistratura e della classe politica.”

L’idea prevalente è che “tutti i politici commettono nefandezze ma l’unico a essere investigato è Berlusconi.”

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