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I giganti del web e i paesi del G7 si accordano per contrastare il terrorismo online

G7 ischia. Credit: / AFP PHOTO / Andreas SOLARO

L'intesa prevede la creazione di un sistema in grado di filtrare contenuti inneggianti all'estremismo e al fanatismo

Di Lara Tomasetta
Pubblicato il 20 Ott. 2017 alle 16:17

Giovedì 19 ottobre 2017 è iniziato a Ischia il vertice dei ministri dell’Interno del G7. Nella giornata di venerdì 20 ottobre, i paesi membri e i giganti del web tra cui Google, Facebook e Twitter hanno accettato di lavorare insieme per bloccare la diffusione di contenuti che inneggino o favoriscano la radicalizzazione online.

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L’obiettivo è impedire che sermoni inneggianti alla violenza, inviti alla jihad, istruzioni per compiere attentati e realizzare ordigni rudimentali possano circolare liberamente in rete e arrivare a destinazione. 

Il ministro del governo italiano Marco Minniti ha contribuito al raggiungimento dell’accordo assieme ai suoi omologhi Gerard Collomb (Francia), Thomas de Maizière (Germania), Sanae Takaichi (Giappone), Ahmed Hussen (Canada), Ryan Zinke (Stati Uniti) e Amber Rudd (Regno Unito).

“Questi sono i primi passi verso una grande alleanza in nome della libertà”, ha detto Minniti, sottolineando il pericolo rappresentato da Internet per “la formazione e l’indottrinamento estremista”.

Sarà così sviluppato un enorme database in cui, a livello globale, verranno etichettati e bloccati video, audio, foto e slogan a sostegno del terrorismo.

Gli strumenti per contrastare quello che Minniti ha definito il “malware del terrore” sono di fatto già stati individuati: dei filtri che blocchino i contenuti a rischio, selezionando e isolando documenti contenenti alcune parole chiave. Il tutto grazie alla disponibilità dei colossi della Silicon Valley.

Già lo scorso giugno, Facebook, Microsoft, Twitter e YouTube avevano annunciato il lancio di una partnership anti-terrorismo, il “Global Internet Forum per contrastare il terrorismo”, volto a prevenire la diffusione di contenuti estremisti sul web.

Facebook ha lanciato campagne simili in Belgio, Regno Unito, Francia e Germania, con lo scopo di implementare “best practices”anche per le aziende.

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